La testata del Master in Giornalismo “Giorgio Bocca” di Torino

Gli abitanti di “Via della Casa Comunale”. Reportage sui senzatetto a Torino

 

È un sabato sera di primavera a Torino. Aria di festa e di movida in piazza Vittorio, in via Po e in via Roma. Ma c’è anche chi vive ai margini, vicino alle vetrine dei negozi e sotto i portici. Sono gli abitanti di Via della Casa Comunale, un indirizzo fittizio e “fantasma” creato dal Comune per i senza dimora, i clochard.

“I ragazzi il sabato sera quando sono ubriachi ti buttano la sigaretta sulle coperte o ti pisciano addosso. Io non dormo tranquillo”. Maurizio abita in via Roma e tutte le notti sosta davanti a una boutique. Ci mostra la sua carta d’identità; nella foto indossa ancora la cravatta. Ora vive da solo. L’unica compagnia gli viene garantita da alcune coperte, che talvolta gli vengono rubate. O sottratte dai vigili. La ragione? “Una questione di decoro urbano”. Maurizio è finito in strada “per sbaglio”. “Ho sempre lavorato e sono vittima di una truffa. Vorrei trovare un lavoro, ma le aziende mi rifiutano, è come se portassi con me delle stimmate. Non so quanto potrò resistere qua fuori”, afferma, allargando le braccia.

La voce di Maurizio

Volontari di notte, “di strada e di emergenza”

Sono tanti i Maurizio che popolano le vie e le piazze di Torino. Ma ogni notte ci sono molte associazioni impegnate ad aiutare i senza dimora, che offrono un pasto caldo e un po’ di compagnia. “Siamo volontari di strada e di emergenza, pronti ad aiutare chiunque abbia bisogno”, spiega Geronimo, coordinatore dei City Angels, associazione Onlus  che opera nella zona del centro storico. Il “leader” dei City conosce bene la situazione della città: “Da quasi 11 anni sono a Torino e faccio questo tipo di volontariato. Quando una persona vive in strada e non riesce a inserirsi nella società, ne diventa parte. E non ne esce più. Qua non si muore di fame, il cibo c’è. Però manca lo stimolo a uscire dall’ambiente e c’è un rifiuto di vita normale. Molto raramente si esce dalla strada, in tutti questi anni ho visto soltanto due o tre persone reinserirsi nella società”. Geronimo parla anche della collaborazione tra i vari gruppi di volontariato. “C’è cooperazione tra le varie associazioni. Assieme alle istituzioni abbiamo creato una rete dove cerchiamo di collaborare e scambiare informazioni con tutti coloro che ci danno una mano”.

Cibo vegano per senzatetto

Di questa rete fa parte anche Soveg, un’associazione vegana. “Ogni giovedì sera distribuiamo cibo caldo agli adulti in difficoltà”, racconta Pino. “Cuciniamo con lo spirito con il quale ospiteremmo il nostro miglior amico a cena”. Il volontario sostiene che a Torino “non si muore di fame” perché “c’è tanta solidarietà”.

 

 

A Torino i senza dimora sono in aumento

Ma la solidarietà e l’attività dei volontari non bastano. “I clochard sono in aumento”, spiega Massimo De Albertis, referente per il comune di Torino dello sportello “Adulti senza dimora”. L’aumento è stato costante negli anni. “Nel 2018 abbiamo ospitato nelle nostre strutture 1600 persone. Ci sono persone che perdono la casa e immigrati senza fissa dimora che arrivano sul territorio nazionale. Da un po’ di anni il dato degli stranieri che entra nei servizi supera il 50%. Fino a dieci anni fa gli italiani erano la maggioranza”. Secondo De Albertis provvedimenti come il Decreto Sicurezza avranno delle ripercussioni. “L’abolizione della protezione umanitaria può contribuire alla crescita dei senza dimora”.

Tuttavia, non manca il bicchiere mezzo pieno. Torino sarebbe attrattiva per i clochard perché, “rispetto ad altre città italiane ha il meccanismo della residenza fittizia all’anagrafe (“Via della Casa Comunale” n.d.r.) ed una serie di servizi pubblici che funzionano”, sostiene il funzionario.

Furti e risse: “Andare nei dormitori non è così semplice”

Servizi pubblici per i senza dimora significa anche parlare di dormitori, strutture che talvolta si rivelano insidiose. “La procedura per entrare in un dormitorio non è affatto semplice”, afferma Roberto Montagna, presidente dell’Associazione Italiana Persone Senza Dimora. “Una volta che sei entrato devi prestare attenzione al portafoglio, ai documenti e a chi hai intorno. Possono verificarsi anche degli scontri tra clochard”.

 

 

Avvocati di strada

“Le persone senza fissa dimora preferiscono rimanere in strada perché nei dormitori potrebbero trovarsi a disagio con i possibili compagni di strada” afferma Dora Mercurio di Avvocato di Strada Onlus Torino, un’associazione che offre assistenza legale ai senza dimora. “Ci occupiamo di problematiche molto comuni tra i clochard. Dai ricongiungimenti familiari alle denunce penali, passando per le multe sui mezzi di trasporto”, spiega l’avvocato.

Come sono cambiati i clochard negli anni

I clochard oltre ad essere aumentati sono anche cambiati. “Ho visto la crescita di alcune categorie di persone tra i senza dimora: non soltanto persone con gravi problemi di destrutturazione psichiatrica, ma anche soggetti che hanno avuto una vita normale. E hanno perso il lavoro e le reti familiari di supporto, finendo così in mezzo alla strada”. Roberto Arnaudo è il direttore dell’ Agenzia Locale per lo Sviluppo di San Salvario, un quartiere fortemente attrattivo per i clochard, situato vicino alla stazione di Porta Nuova. Ha lavorato per molti anni nei servizi pubblici per i senza dimora e ha visto l’aumento dei clochard stranieri. Un incremento che sarebbe destinato a crescere per gli effetti del Decreto Sicurezza: “Ho la sensazione che anche questa normativa possa aggravare la situazione. La chiusura di alcuni centri di accoglienza e l’abolizione della protezione umanitaria potrebbero portare in strada numerose persone che non avranno più accesso ai dormitori, che sono servizi pubblici”.

La storia: senza tetto dal dopoguerra

Ma ci sono anche clochard che non cambiano. E che vivono da decenni a Torino. Arnaudo racconta la storia di un signore 85enne, senza dimora dalla fine della Seconda Guerra Mondiale: è il più antico abitante delle strade torinesi.

L’arcivescovo Nosiglia: “Bisogna che tu vai a cercarli. Eh sì!

“Un certo numero di persone non accetta di entrare nei dormitori. Non si fidano, c’è ritrosia a vivere in strutture del genere. Vedono la strada come un luogo più libero”. A parlare è Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino; da anni è impegnato in prima linea nella lotta alla povertà e nell’aiuto ai senza dimora. Spesso si è scontrato con “l’indifferenza” e il “rifiuto” della società.

“Dobbiamo far crescere una cultura dell’incontro e del dialogo”, approfondire la conoscenza, “perché sono persone che hanno bisogno di una dignità”. Nosiglia ritiene che queste persone debbano essere coinvolte maggiormente all’interno della società. “Non vanno escluse”. Racconta un aneddoto. “Diversi anni fa chiesi di dare un aiuto economico per le persone senza dimora. Raccoglievamo delle offerte nelle parrocchie. Un giorno entrai nella sede dell’episcopato e trovai un sacchetto pieno di monete. Il sacchetto aveva una scritta: “Dai suoi amici senza dimora per le persone che vuole aiutare”.

RICCARDO PIERONI

NICOLA TEOFILO