Raccontare lo spazio a migliaia di follower: la sua sfida è diventare prima un’autrice di best-seller fantascientifici e poi un’astronauta. Si chiama Giulia Bassani, ha 22 anni ed è stata una delle under 30 “visionarie” dei Visionary Days. L’evento, che si è svolto a Torino e trasmesso online, ha raccontato le sfide della Generazione Z, parlato di rivoluzione tecnologica, ridisegnato confini e immaginato possibili futuri. Giulia ha raccontato il suo, e quello dell’ingegneria aerospaziale. “Su Marte coltiveremo principalmente asparagi, patate e pomodori, ci sposteremo su spazioplani. Uscire dall’atmosfera terrestre per una vacanza non sarà poi così strano”.
Grandi prospettive e storie in prima persona. In Giulia la corsa allo spazio e la sua sfida personale si fondono. Così come raccontato, nero su bianco, nel suo libro. “Sto studiando ingegneria, ho scritto un libro di fantascienza, Ad Martem 12, e credo che superare le frontiere sia nel Dna degli esseri umani”. Il concetto di limite è geneticamente connesso a quello di superamento, la corsa allo spazio è costellata da coloro che peccando di “hybris” si sono spinti sempre un po’ più in là. “La scienza dà delle basi tecniche sulle quali possiamo immaginare futuri risvolti concreti”, e sognarli può essere lo spunto per le rivoluzioni tecnologiche di un domani. Jules Verne d’altronde in “Dalla Terra alla Luna” immaginava che un cilindro in alluminio venisse lanciato sulla luna inconsapevole che qualche anno più tardi avrebbe ispirato l’equazione del razzo di Ciolkovskij. Incastrata in questo gioco di prospettive ecco che emerge la visione di Giulia. “Se ci dovessimo per esempio stanziare su Marte, ci insedieremmo su Tharsis, vicino al monte Olympus, il più alto del nostro sistema solare. Lì saremmo infatti più protetti dalle radiazioni cosmiche, e proprio per questo probabilmente ci saranno stazioni sia sopra sia sotto la superficie. Mi immagino una dieta vegetariana, portare gli animali nello spazio potrebbe diventare un problema etico, e sicuramente hotel in orbita, d’altronde ogni scoperta scientifica storicamente viene riconvertita in ambito commerciale”. La ricerca spaziale ha infatti ricadute pratiche nella vita di tutti i giorni. Gps, previsioni meteo e cibi surgelati sono solo alcune delle invenzioni pensate per lo spazio e prese in prestito dalla Terra. “Per non parlare di come aiuta l’umanità dal punto di vista economico e sociale. Ci insegna a gestire risorse scarse, e può essere una palestra, visto i problemi ambientali, per abituarci a vivere con poco”.
Ridefinire e superare i confini di quello che è un inospitale Far West di materia oscura e radiazioni di fondo è oggi necessario. Se il come e quando sono ancora da definirsi una cosa è certa, “siamo destinati a diventare una società interplanetaria”.