“Sarò difensore attento dell’autonomia della fondazione”. Sono queste le prime parole di Giovanni Quaglia appena rieletto all’unanimità presidente della fondazione Crt per i prossimi quattro anni. Durante il discorso programmatico tenuto in occasione della seduta di insediamento del nuovo Consiglio di Indirizzo, Quaglia ha voluto ringraziare i consiglieri per “la scelta unanime che dà certamente più forza e autorevolezza alla mia presidenza, ma che conferisce un prestigio e una forza straordinari allo stesso Cdi”.
Grande soddisfazione è stata espressa dal Segretario Generale della fondazione, Massimo Lapucci: “Quella del dottor Quaglia è stata l’unica candidatura e tutti i diciassette presenti e votanti l’hanno sostenuta. Le mie più sincere congratulazioni al rinnovato presidente, al quale mi lega una proficua e reciproca collaborazione sin dal mio arrivo in Fondazione durante la sua vicepresidenza”.
Quaglia, già presidente dal 1 febbraio 2017, ha parlato delle sfide che attendono la fondazione: “Per il futuro ci saranno di grande aiuto le indicazioni emerse nella prima fase degli Stati Generali, la grande operazione di ascolto collettivo per ridefinire mission, vision e strategie della Fondazione per i prossimi anni e che dovrà essere ulteriormente approfondita dal nuovo Consiglio di Indirizzo”. Consiglio di Indirizzo che durerà cinque anni e affronterà due passaggi decisivi per la Fondazione, ossia il rinnovo totale del Consiglio di Amministrazione (nessuno degli attuali consiglieri potrà essere riconfermato) e l’elezione del successore di Quaglia al termine di questi quattro anni. Per questo il presidente ha voluto smentire le “ricorrenti insinuazioni di interferenze o pressioni dall’esterno”, spiegando che “il proprio ruolo e la propria identità si definiscono in quello che si fa ma anche, e forse soprattutto, nella relazione con il territorio e i suoi attori”.
Una relazione che è andata rafforzandosi nel tempo, come dimostrano le risorse per 1,6 miliardi di euro attivate nel corso degli anni dalla fondazione che, ricorda Quaglia, “non ha mai trascurato neppure uno dei 1.284 comuni piemontesi e valdostani”. “Per tentare di dare il nostro concreto apporto alle tematiche della fase storica che stiamo vivendo – ha proseguito – occorre recuperare pienamente il senso della comunità, che ci riporta alla persona, alle tradizioni, al concetto di territorio, per affrontare i problemi che le tensioni innovative possono portare in evidenza”.
Infine un pensiero al Salone del Libro, avvolto dalle polemiche a poche ore dal via: “Sono certo che questa manifestazione unica e straordinaria sarà l’ennesimo successo di una città che si è sempre dimostrata attenta ai valori fondativi della nostra Repubblica, nata dalla Resistenza e dall’antifascismo”.