Mercato del lavoro, esclusione sociale, transizione alla vita adulta. Questi sono stati i principali temi dell’indagine Except – Social exclusion of Youth in Europe, progetto di ricerca finanziato dall’Unione Europea volto a sviluppare raccomandazioni riguardanti le politiche per l’indipendenza, in un contesto di crescente insicurezza lavorativa, economica e sociale.
La ricerca, svolta da dieci università in Estonia, Germania, Italia, Svezia, Grecia, Bulgaria, Polonia, Ucraina e Gran Bretagna, ha cercato di ricostruire il processo di flessibilizzazione del mercato del lavoro Europa. Oggetto dell’analisi sono state le ricadute su occupazione giovanile e transizione alla vita adulta, benessere e conseguenze economiche, attraverso un metodo misto di dati quantitativi e qualitativi all’interno dell’area europea.
Lo studio ha evidenziato come la gran parte degli intervistati possono essere definiti solo parzialmente autonomi dispondendo di entrate limitate. Tuttavia molti si rappresentano come economicamente autonomi potendo provvedere alle proprie spese personali. Secondo Sonia Bertolini, coordinatrice del capitolo italiano dell’indagine, la ricerca ha evidenziato “Una tendenza a concepire l’autonomia al ribasso: alla domanda se i giovani si sentissero autonomi, questi hanno risposto affermativamente rappresentandosi in modo responsabile, adeguato e dignitoso”. Gli intervistati inoltre non percepiscono il rischio di essere socialmente esclusi a causa del loro basso livello di autonomia.
Il risultato dell’insicurezza lavorativa fa posticipare la decisione di transizione alla vita adulta, e questo evidenzia anche una carenza dal punto di vista delle politiche sociali: l’Italia si conferma un paese di scarsissimi interventi dal punto di vista dell’autonomia abitativa, essendo incapace di affrontare il tema dell’insicurezza del lavoro, se non ricorre a politiche mirate. La protezione informale delle famiglie rimane preponderante come principale ammortizzatore sociale e anche l’eccessivo ricorso a impieghi atipici, spesso non allineati con le competenze del lavoratore, spesso risulta più una trappola che un trampolino.