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Giovani volontari e lavoro intermittente: Torino si prepara ai grandi eventi

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Eurovision, Atp Finals e Salone del Libro. Torino nel 2022 si prepara a grandi eventi. E dietro le quinte ci sono loro: i lavoratori intermittenti. La loro categoria è approdata di recente anche nel consiglio comunale di Torino, che ieri ha visto una mozione sul pagamento dei volontari per l’Eurovision di maggio. Gli intermittenti sono soprattutto giovani, liceali o studenti universitari tra i 18 e i 28 anni, e cercano contratti a chiamata per arrotondare, ampliare i propri margini di autonomia: hanno bisogno di impieghi che riescano a incastrarsi con gli studi. Per questo, le condizioni di lavoro possono non essere ideali. Spesso ci si arriva attraverso il passaparola ed entrare nel circuito non è cosa immediata. Ecco alcune cose da sapere.

Chi assume intermittenti?

Dietro ai grandi appuntamenti della città ci sono le aziende che gestiscono la logistica degli eventi. Sapere quali sono è il primo passo per inviare le proprie candidature. Tra i nomi più importanti c’è la Rear multiservice Group di Grugliasco, la società cooperativa che si è specializzata nella gestione di servizi fieristici e congressuali. La Do&Co Aktiengesellschaft, invece, è una società di catering austriaca, con sede a Vienna, che si occupa principalmente di catering per eventi internazionali. In lista c’è poi la Vicook, che si muove nell’ambito food and service, nata a Bergamo ma attiva in tutta Italia.

Come candidarsi?

È piuttosto semplice. Sui siti di queste e altre aziende del settore è infatti presente la sezione “Lavora con noi”, che al suo interno contiene un form dove inserire dati anagrafici, esperienze lavorative pregresse e preferenze sul ruolo per cui ci si candida. Una volta inviata la richiesta sarà necessario un colloquio conoscitivo per entrare nel circuito dell’azienda firmando un contratto a chiamata

E poi?

E poi si aspetta di essere convocati. Il contratto a chiamata però non obbliga alla risposta, quindi le aziende propongono turni di lavoro che possono o meno essere accettati dai ragazzi e le ragazze che hanno inviato una candidatura. Nel contratto a chiamata, infatti, è previsto che il lavoratore o la lavoratrice possano rispondere o meno alle richieste del datore in base alla propria disponibilità.

Come e quanto pagano

Si va dai sette ai dieci euro all’ora, però sono da considerare anche le trattenute che vanno scalate. Ma la cifra effettiva è variabile, perché vale il cosiddetto principio di proporzionalità: una persona che lavora con un contratto a chiamata deve essere pagata tanto quanto chi svolge la stessa identica mansione lavorando però con un altro tipo di contratto. Formalmente non c’è bisogno di partita Iva e la durata del contratto è spesso annuale.

I profili più richiesti

Servono soprattutto camerieri, hostess e professionalità legate all’accoglienza. La pandemia ha creato però un nuovo ruolo all’interno del sistema eventi: ormai è necessario avere sempre qualcuno che controlli il green pass. Una nuova mansione che entra nel circuito dell’ospitalità e che potrebbe aumentare la richiesta di personale.

Pro e contro

Il lavoro intermittente rappresenta una reale opportunità di guadagno, soprattutto per persone giovani, ma ha dei punti deboli: paghe basse, fragile definizione di ruoli e orari spesso lunghi: “La mia prima esperienza è stata un po’ traumatica, ho dovuto gestire una sala da 2000 persone senza che nessuno mi spiegasse cosa dovessi realmente fare, mi sono arrangiata e sono uscita 7 ore dopo, all’una di notte”, racconta Sara, studentessa di 21 anni che da tempo si è inserita nel sistema del lavoro intermittente. I contratti di collaborazione, infatti, lasciano ampi spazi di discrezionalità: un’azienda, per esempio, può prevedere un massimo di 40 ore settimanali ma non deve specificarne la ripartizione: “Questo vuol dire che potrebbero essere concentrate in tre giorni, e di solito capita così, solo ieri ho finito un turno di 15 ore: è la norma”, spiega Sara.