“Bauman nel 2004 ha scritto ‘Amore liquido’. Potremmo dire che è stato superato. Oggi l’amore è quasi gassoso. La nostra generazione è quella dell’incertezza. Ciò che manca è un pattern da seguire. Prima c’era un pacchetto prestabilito: nasci, cresci, studi, ti sposi e fai figli. Adesso è nasci, cresci, studi, scrolli Tinder e improvvisi”. Livio Ricciardi, consulente sessuale, psicologo e divulgatore di sex positivity, nel suo nuovo libro È quello che è, parla di quelle che sono le tendenze dei giovani, sia da un punto di vista sessuale che affettivo, in un mondo in cui le relazioni interpersonali sono spesso regolate dai ritmi dei social network e delle app di dating. La quantità supera la qualità dei partner, aumentano gli atteggiamenti evitanti e c’è sempre più paura dell’amore. Ma tra i giovani c’è anche tanta consapevolezza, forse troppa. Un approccio alle relazioni totalmente diverso da quello a cui si è abituati pensando ai propri genitori o ai propri nonni, che però trova un riscontro in quella che è anche la realtà di tutti i giorni. Di questi temi Ricciardi ha parlato venerdì 29 giugno, presentando il suo libro in occasione del talk “Farfalle nello stomaco”, all’Off Topic di Torino.
Paura delle relazioni
Per Ricciardi “l’amore gassoso” porta alla diffusione della strategia adattiva dell’evitamento. “Oggi tanti vanno in terapia – spiega – . Ma anche sui social veniamo in contatto con determinati concetti: il narcisismo, le relazioni tossiche, la dipendenza affettiva. Le persone sono esposte a queste tematiche, nonostante non abbiano conoscenze in questi ambiti. Partendo da questo tipo di consapevolezza, quindi, la gente è più diffidente – ha proseguito Ricciardi –. Ultimamente c’è una demonizzazione dell’idealizzazione. Ma è un processo fondamentale per riuscire a entrare in contatto con l’altro. Adesso cerchiamo di conoscere razionalmente una persona per tentare di scongiurare tutta una serie di dinamiche che potrebbero potenzialmente farci soffrire. C’è la tendenza all’intellettualizzazione, più che all’idealizzazione. Ma così come fai a innamorarti?”.
Educazione sessuale: perché manca?
“Non utilizzare le precauzioni è preoccupante a livello statale perché fa spendere più soldi. Se si facesse educazione sessuale nelle scuole, il sistema sanitario nazionale spenderebbe di meno. La comunicazione sulla contraccezione quindi è controversa. Oggi meno del 50% delle persone usa il preservativo. È una cosa statisticamente rischiosa”, ha spiegato Ricciardi.
Un tema spesso delicato infatti è quello che riguarda l’educazione sessuale nelle scuole, che spesso non viene fatta o che è trattata in maniera superficiale. Oggi gli adolescenti hanno accesso a internet e a una quantità immensa di informazioni. Se questo, da un lato, può essere positivo (si è più documentati su argomenti come le malattie sessualmente trasmissibili, ad esempio), dall’altro può essere un’arma a doppio taglio. L’industria pornografica, infatti, rappresenta una delle maggiori fonti di informazioni per molti ragazzi. “Si tratta di produzioni artistiche o quanto meno di intrattenimento che non sono assolutamente attinenti alla realtà. A tutti gli effetti, funzionano come dei film. In queste rappresentazioni, si vedono corpi che non sono conformi a quelli reali. Ma non si deve demonizzare quest’industria. Ciò che manca è l’educazione in questo ambito”, conclude Ricciardi.