“M’è venuta paura d’essere cambiato” dice l’ingegnere Renato Braschi, interpretato da Gian Maria Volonté, nel film Il terrorista di Gianfranco de Bosio, ma a dirlo avrebbe potuto essere lo stesso De Bosio parlando del suo modo di fare teatro e il regista. Nella giornata di ieri, lunedì 24 febbraio, al Teatro Gobetti, proprio a lui è stata dedicata una giornata di studi organizzata dal Teatro Stabile di Torino in collaborazione con il Comitato Nazionale Centenario Gianfranco de Bosio, dal Centro studi Teatro Stabile di Torino, dal DAMS/Università di Torino, dal Museo Nazionale del Cinema e da Rai Teche Mediateca “Dino Villani”. Molte le esperte e gli esperti a intervenire per raccontare La più bella regia (Neri Pozza, 2016) del regista: la sua vita.
“Questa è la prima giornata di studi interamente dedicata a Gianfranco de Bosio – spiega Anna Peyron, direttrice del Centro studi del Teatro Stabile di Torino – a cui ne seguiranno altre dedicate sempre alla figura di De Bosio a Verona e nei diversi luoghi dove ha lavorato.” Veronese di nascita, una città molto importante per De Bosio è Padova: è qui che si laurea in letteratura francese, con una tesi sul teatro di Molière sotto la guida di Diego Valeri, ed è qui che prende vita la sua dedizione per il mondo teatrale.
Il Teatro Universitario Padovano
All’officina ferroviaria della Stanga, ex zona industriale nella periferia di Padova, un carrello ferroviario diventa la tomba di Agamennone nella messa in scena de Le Coefore di Eschilo, che Gianfranco de Bosio allestisce per il pubblico operaio. Sempre con la sua regia, la tragedia era stata rappresentata nella Sala dei Giganti, al Palazzo Liviano di Padova, il 25 novembre del 1946. Si tratta della prima rappresentazione del Teatro Universitario padovano, fondato da De Bosio. “Per Gianfranco c’era una profonda correlazione tra società e teatro” spiega Susanna Egri, ballerina e coreografa, presidente dell’omonima fondazione per la danza e direttrice, insieme a Raphael Bianco, della compagnia EgriBiancoDanza. “Il teatro è fatto per il pubblico – aggiunge Egri – per questo è importante la formazione del pubblico. Bisogna introdurre gli spettatori a uno spettacolo teatrale o di danza, non bastano le note di regia, bisogna che ci sia un rapporto tra chi realizza uno spettacolo e coloro che ne fruiscono e la formazione del pubblico comincia dalla scuola”.
L’esperienza del Teatro Universitario padovano è stata tutt’altro che quella di un teatro amatoriale. È a partire da qui che De Bosio realizza la sua idea di teatro come strumento sociale grazie a un cartellone ricco di rappresentazioni innovative a partire dalla riscoperta di Ruzante, drammaturgo padovano, e alla rilettura in chiave epica delle opere di Bertolt Brecht in collaborazione con il regista americano Eric Bentley.
De Bosio e il Teatro Stabile di Torino
“È stato il vero fondatore del Teatro Stabile di Torino – dice Anna Peyron, direttrice del Centro studi del Teatro Stabile di Torino – Dopo i primi anni della direzione di Nico Pepe, a cui oggi è intitolata la scuola di recitazione di Udine, è con De Bosio, direttore dal 1957 fino al 1968, che il Teatro Stabile ha ottenuto un grosso successo di pubblico e gli spettacoli realizzati sotto la sua direzione hanno ricevuto l’attenzione internazionale e sono andati in turnée importanti”.
Prima ancora di diventare direttore del Teatro stabile, il primo spettacolo che De Bosio realizza è Liolà di Luigi Pirandello. “De Bosio è arrivato qui a Torino al teatro stabile nel 1957, io c’ero già e mi occupavo del movimento degli attori” racconta Susanna Egri. “Entrambi conoscevamo e apprezzavamo il lavoro l’uno dell’altra – continua Egri – Il primo lavoro importante che abbiamo fatto insieme è stato proprio qui, a Torino, ed è stato un lavoro straordinario: Liolà di Pirandello. De Bosio aveva capito l’importanza della danza non come inserto del corpo di ballo nell’opera teatrale, ma come capacità dell’attore di usare oltre alla propria voce anche il proprio corpo con degli stilemi precisi che solamente un lavoro particolare in questo senso può conferire . Questo si è verificato per la prima volta qui a Torino proprio con Liolà”.