La testata del Master in Giornalismo “Giorgio Bocca” di Torino

Giornalismo nonostante tutto: la via sostenibile (e profittevole) di El Diario

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Il giornalismo nonostante tutto. Un motto che, oltre a capeggiare sulla pagina di elDiario, descrive la mission portata avanti da Rosalia Lloret. L’incontro con gli studenti del Master in Giornalismo “Giorgio Bocca” di Torino è stata una occasione per discutere del presente e del futuro dell’informazione. Un settore la cui evoluzione ha camminato a braccetto con gli ultimi venti anni di carriera di Lloret. Agli albori di Internet, gli attori in gioco nel panorama dei media erano conosciuti e decifrabili. Radio, televisione o carta stampata, non c’era differenza: tutti intermediari obbligatori nella trasmissione delle informazioni.

Un privilegio scomparso nel tempo. L’allargamento del villaggio globale e l’avvento dei figli prediletti, i social network, ha capovolto la ruota del potere. Chiunque, con una connessione, è in grado di divulgare o agitare come una clava il flusso di notizie quotidiane. Che si tratti dei vecchi “player” ancora in gioco, o dell’influencer da un milione di followers.

Un cambio di paradigma che consegna ai colossi della tecnologia le redini dell’informazione. In Italia la metà della popolazione utilizza i social network per informarsi. Percentuale che in Spagna raggiunge il 63%. Google, Facebook o Apple di fatto possiedono le informazioni. Pur non dichiarandosi editori, si sono tramutati nell’edicola più fornita e variegata del mondo, alla distanza di un click.

Un movimento impercettibile del pollice che, tuttavia, invece di collegare le persone rischia di isolarle in una bolla. Gli algoritmi delle piattaforme infatti, selezionando i contenuti in base ai nostri like, costruiscono nel tempo il giornale ideale di ogni utente. Un trend che, invece di allargare gli orizzonti del lettore, rischia di dirigerlo ad una conferma delle sue supposizioni.

Una ruota da cui l’esperienza di elDiario ha tentato di uscire. Il modello, ispirato dalle proteste di Madrid del 2011, propone una strategia di giornalismo digitale basata su tre pilastri: indipendenza editoriale, finanziaria e membership. Obiettivo della testata è offrire, grazie alle donazioni volontarie dei membri, l’eguale possibilità di accesso all’informazione. Il sostegno finanziario di molti infatti garantisce ai giornalisti l’autonomia necessaria per svolgere con trasparenza e accuratezza una professione in piena trasformazione.

Un modello i cui risultati, come illustra Lloret, sono in costante crescita negli ultimi otto anni. “A febbraio 2020 elDiario ha raggiunto i 16 milioni di utenti unici. Obiettivo raggiunto grazie al sostegno dei nostri abbonati. Quando abbiamo alzato la tariffa da sette a otto euro al mese, il 97% dei nostri soci non ha esitato a mettere mano al portafoglio.”

Tariffe gestite da pochi mesi con un nuovo sistema. Al posto di un canone fisso, adesso è il lettore a scegliere quanto sborsare. Un contributo che, a seconda dell’entità, restituisce diversi benefit, come nel crowdfunding. Si può ottenere il semplice accesso al sito, la rivista cartacea o addirittura visitare la redazione di elDiario.

Ad affascinare di questa esperienza non è però l’affermazione sul mercato spagnolo, quanto la capacità di creare numerose emulazioni. Un segnale che dimostra ancora una volta il valore associato all’informazione. Specie dopo il 2020. ElDiario, capitalizzando l’autorevolezza costruitasi nel tempo rinunciando a scoop o clickbaiting, ha accompagnato per mano i lettori nella tempesta di fake news della pandemia. Un servizio curato con attenzione, che ha regalato i suoi frutti. Una comunità forte e leale, pronta a sostenere le nuove forme con cui si propone il giornalismo, nonostante tutto.