Credo che l’unico modo per immaginarsi un giornale economicamente sostenibile, in grado di attrarre investimenti e lettori, capace di rispondere alle sfide aperte dai cambiamenti in corso in ambito sociale e tecnologico, sia quello di prendere come esempio le rivoluzioni che hanno riguardato negli ultimi anni altri settori.
Ad esempio, quello del mercato dell’arte, che ha ripreso quota grazie al cambio di modello economico, oggi sostenuto anche da finanziamenti di mecenati, ovvero di personaggi miliardari che vedono nell’arte quasi una missione. Credo quindi che il giornale del futuro abbia la necessità di coniugare la propria vocazione sociale alla capacità di creare connessioni con persone che ne sostengano la causa. In questo modello è difficile scorgere negli editori tradizionali l’interlocutore in grado di offrire sostegno, perché espressione di interessi privati, economici e spesso politici. La necessità è dunque quella di intercettare altri soggetti, come ad esempio fondazioni o enti no profit, che perorino la causa del giornalismo. Per farlo, il giornale ha la necessità di rendersi interessante, slegato da interessi di parte, simbolo di servizio pubblico.