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A tu per tu con Giorgio Montanini, un perdente di successo

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Se da bambini prendevamo uno schiaffo, piangevamo. Evidentemente, il pubblico di Giorgio Montanini non è mai stato piccolo. Oppure è diventato grande in fretta. Ieri, 22 marzo, ha accolto il comico marchigiano riempiendo il Teatro Gioiello, data torinese di “Eloquio di un perdente”, spettacolo che il monologhista sta portando in giro per l’Italia dal 18 novembre.

Gli schiaffi di Montanini agli spettatori sono un’arte caustica ma sincera. L’autore “rifila una coltellata attraverso la risata”: non risparmia niente al pubblico, anzi lo stuzzica, ne suscita le reazioni. Talvolta di ilarità convinta, talvolta di applausi misti a freddezza, come quella alla battuta sui naufragi dei migranti nel Mediterraneo.

Perdente per natura come tutti i colleghi, perché “il comico è ostracizzato, fa ridere ma è antipatico”, Montanini è uno dei massimi esponenti italiani della stand-up comedy, cioè la risata dissacrante con un linguaggio diretto, senza censure e limiti tematici. La satira può infatti parlare di qualsiasi argomento, sta alla sensibilità dell’artista capire quale sia il contesto giusto per dire una provocazione border-line. Uno stile che, evidentemente, non è piaciuto ai dirigenti di Mediaset, visto che il 13 novembre l’autore è stato cacciato dal programma di Italia 1 “Pregiudizio universale” per dei monologhi impopolari ai quali la televisione italiana, forse, non è ancora pronta: “Sono la p*****a della tv borghese e bigotta! Non resistono dal caricarmi in macchina, mi toccano le cosce e fanno i viscidi, ma se girano l’angolo e vedono una macchina della polizia, mi scaricano in mezzo alla strada”, aveva commentato a caldo su Facebook. Ha ripreso il concetto ai nostri microfoni poco prima dell’inizio dello spettacolo.

 

 

VALERIO BARRETTA

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