Gli industriali lanciano l’allarme sul regolamento Ue sull’auto elettrica e chiedono di puntare alla “neutralità tecnologica”. Da Torino, dove ha partecipato a un evento Ascom, Giorgio Marsiaj, presidente dell’Unione industriali di Torino, ha parlato con i giornalisti manifestando gravi perplessità: “Ci sono anche altre tecnologie che rendono possibile l’obiettivo, che condividiamo, di zero emissioni entro il 2050. Noi non siamo contrari all’elettrico, ma obbligarlo è un non senso”.
Marsiaj ha evidenziato anche che “solo in Piemonte si è fatto un calcolo che si perderebbero 60/70mila posti di lavoro, mentre in Europa sono a rischio 500mila posti di lavoro. In Europa l’automotive occupa 14,5 milioni di persone, un milione e trecentomila in Italia. L’aria sarà più pulita, ma la gente ha anche bisogno di mangiare”.
Il contesto
Per accelerare la strada verso la decarbonizzazione, la Commissione europea ha deciso di vietare la vendita di veicoli con motore termico a partire da gennaio 2035. Il piano è stata approvata poi dal Parlamento europeo e adesso si attende il verdetto del Consiglio. Inutile l’opposizione dell’Italia, che ha incassato un no alla richiesta di includere i biocombustibili tra l tecnologie ammesse, mentre la Germania è riuscita a strappare l’ok per gli e-fuel che consentiranno di avere motori a scoppio puliti.
Lontano dai dibattici politici, alcune aziende automobilistiche si sono mosse già da tempo investendo sull’elettrico. Repubblica riporta che alcuni costruttori sarebbero pronti a fermare la vendita dei motori endotermici (non elettrici) prima ancora del 2035. Come nel caso dei gruppi Stellantis, Volkswagen, Audi, Ford e Jaguar.