“La richiesta di oggi è che da quest’anno si organizzino a Torino degli eventi che ricordino il genocidio curdo”. Lunedì 17 febbraio il Consiglio comunale della città di Torino ha votato una proposta dal titolo “Istituzione del giorno del ricordo del genocidio dei curdi”, presentata dal consigliere Simone Fissolo. I voti sono stati favorevoli: la richiesta per il sindaco, la giunta e la presidente del Consiglio Maria Grazia Grippo è di farsi parte attiva presso il Parlamento per il riconoscimento del genocidio del popolo curdo. I consiglieri vorrebbero l’istituzione di una giornata per il ricordo che coincida con il 14 aprile, la data ufficiale per la commemorazione delle vittime dell’Operazione Anfal in Kurdistan. Come ha ricordato Simone Fissolo, consigliere comunale dei Moderati, l’obiettivo sarebbe anche l’organizzazione annuale di appuntamenti in collaborazione con la comunità curda residente nel territorio torinese per sensibilizzare la popolazione sul tema.

Fissolo, ripercorrendo le origini della proposta, cita il sostegno portato avanti dal Consiglio comunale al movimento delle donne iraniane “Donna, vita e libertà”. “Nel 2022 con la morte di Mahsa Amini, ragazza curdo-iraniana arrestata dalla polizia morale in Iran, siamo entrati maggiormente in contatto con la realtà curda – dice Fissolo – e abbiamo conosciuto l’Unione donne italiane e curde (Udik) e la presidente onoraria Laura Scharder, che vive a Torino. L’Unione ci ha chiesto di collaborare per il riconoscimento del genocidio curdo”.
In consiglio comunale è stato ricordato che la proposta si colloca in continuità con precedenti iniziative: nel 2016 il sindaco Piero Fassino aveva ricevuto una delegazione di Kirkuk, città del Kurdistan iracheno. Fassino e Ali Hassan Sardar, sindaco di Kirkuk, avevano firmato un accordo di collaborazione in campo universitario, tecnico e sanitario.
Quando gli viene chiesto se è prevedibile una reazione dalla Turchia e dall’Iran, o dalle ambasciate presenti in territorio italiano, il consigliere Fissolo è piuttosto netto: “Sono stati limitrofi al Kurdistan che non hanno particolarmente a cuore la battaglia dei diritti del popolo curdo, ma non ci aspettiamo particolari ritorsioni. In passato abbiamo aderito all’iniziativa del taglio delle ciocche di capelli inviandole all’ambasciata iraniana e si sono limitati a rimandarle indietro. La nostra preoccupazione non è un’eventuale ritorsione, ma l’assenza di risposta nel dibattito nazionale. Vorremmo essere incisivi.”