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Formazione nelle aziende: Fonditalia al fianco delle microimprese

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“Chi si ferma è perduto, chi si forma va avanti”: alla presentazione del Rapporto biennale del 2024 di Fonditalia al centro c’è la formazione nelle aziende. Dal 2009, anno di nascita del fondo, 148mila imprese hanno chiesto all’Inps di trasferire a Fonditalia lo 0,3 per cento dei contributi previsti obbligatoriamente per la disoccupazione involontaria alla formazione dei loro dipendenti, entrando così a far parte di Fonditalia: oggi ne usufruiscono oltre 6mila. Formazione, aggiornamento e accrescimento delle competenze personali e professionali sono gli obiettivi rivolti agli oltre 834mila lavoratori rappresentati.

Fonditalia è un’organizzazione non profit che si occupa di finanziare la formazione dei lavoratori. Per la settima edizione, il rapporto è stato già presentato a Bari e Milano, grazie all’iniziativa La formazione non si ferma, che prevede altri incontri a Palermo, Napoli e Roma. L’obiettivo è stringere i rapporti con le istituzioni locali per promuovere la formazione continua dei lavoratori. “Il 27 per cento dei lavoratori perde la vita in itinere”: la stanchezza e l’automaticità dei movimenti quotidiani giocano un brutto scherzo ai lavoratori. I dati sono illustrati da Marco Ferro, ceo e fondatore di Mindfulsafety: “La nostra mente è come una Ferrari che non sappiamo come guidare: abbiamo dei limiti e dobbiamo considerarlo quando facciamo formazione nelle imprese“.

I settori più coinvolti sono il commercio all’ingrosso e quello al dettaglio: rappresentano il 25 per cento. L’ammontare complessivo destinato dall’Inps a Fonditalia è di circa 148 milioni di euro e nel 73 per cento dei casi le imprese non avevano aderito ad altri fondi prima di Fonditalia. Sono maggiormente investite dall’aiuto del fondo le microimprese, quelle con al massimo nove dipendenti: rappresentano il 91 per cento del totale. Le piccole imprese, che presentano un numero di dipendenti che va da 10 a 49, sono invece l’8 per cento e nel 2022 erano meno del 2 per cento. Le aree di maggior provenienza sono il Sud e le isole, dove a oggi si trova il 64 per cento delle aziende coinvolte: sono le zone in cui nel 2009 ancora poche imprese aderivano a fondi per la formazione.

Il Nord-Ovest segue con il 16 per cento, con il Piemonte che rappresenta il 4 per cento di queste aziende. Anche qui sono le microimprese a essere più investite dall’aiuto formativo: sono il 90 per cento del totale, in linea con la media nazionale. Nel 2023 in Piemonte 1.800 imprese hanno beneficiato di corsi di formazione, al 70 per cento in provincia di Torino. I numeri del Piemonte sono influenzati dal fatto che il fondo è nato con una chiara vocazione rivolta al Centro e al Sud: nella regione sabauda nel 2009 già 221 aziende facevano parte di fondi, mentre il salto di qualità è avvenuto tra il 2014 e il 2015.

“Un fondo interprofessionale – dice Egidio Sangue, direttore di Fonditalia – non si limita a fornire risorse finanziarie: fornisce un vero e proprio sistema che consente alle imprese di poter formare i dipendenti. Le imprese, da sole, difficilmente riuscirebbero a cogliere le opportunità offerte dai fondi”. Secondo Sangue le necessità maggiori riguardano la mancanza di risorse e l’eccessiva burocrazia. “Il nostro obiettivo un giorno – continua – è lavorare maggiormente in concerto con le regioni”. Proprio Maurizio Marrone, assessore regionale alle Politiche sociali, ha voluto portare il suo saluto a Palazzo della Luce, in via Bertola: “Dobbiamo usare nel miglior modo possibile le risorse che abbiamo a disposizione, – dice – riconoscendo le difficoltà ma assumendoci le responsabilità di trovare soluzioni agendo come una filiera per rafforzare e consolidare questo tipo di realtà”.

“È fondamentale – dice Alessandro Franco, segretario generale di Federterziario – far incontrare pubblico e privato. Questo fondo è nato nel 2008, in un periodo un po’ particolare, ma il nostro vanto è che siamo stati il primo fondo interprofessionale nato senza l’aiuto statale: tutte le risorse che abbiamo a disposizione sono state versate esclusivamente dalle aziende. Oggi quello dei fondi interprofessionali è il principale strumento di politiche attive che abbiamo in Italia: dobbiamo implementarlo sempre di più, lavorando sulle competenze”.