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Fondazione San Paolo e UniTo insieme su due grandi progetti

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Il 7 febbraio presso la Fondazione San Paolo sono stati annunciati due progetti riuniti “sotto un unico cappello” con la partecipazione della Fondazione San Paolo e dell’Università di Torino: il progetto Butterfly a Grugliasco e quello per la Cavallerizza, destinati a cambiare il paesaggio della cultura e della ricerca a Torino. Il primo prevede la realizzazione di un hub delle industrie culturali e della creatività, il secondo la realizzazione della Città delle Scienze, un luogo di incontro tra studenti, ricercatori e imprese. Si parla di un finanziamento di cinque milioni di euro da gennaio 2025 a giugno 2026, quando il nuovo rettore o la nuova rettrice potranno discutere con la Fondazione la continuazione di questo “accordo strategico”.

Dal punto di vista progettuale ed edilizio, entrambi i lavori sono in linea con la tabella di marcia. Il progetto Cavallerizza sarà completato a novembre 2026. Il progetto Butterfly, invece, è un progetto “modulare”, che in un arco di tempo più dilatato vedrà cambiamenti e aggiunte a seconda delle esigenze di investitori, delle aziende e delle tecnologie che sarà necessario implementare al suo interno. Si parla di 320 progetti in discussione. Già nei prossimi mesi sarà attivo il settore agroalimentare, ma entro la primavera 2026 il campus a Grugliasco sarà operativo. “Sicuramente – spiega Stefano Geuna, rettore dell’Università di Torino – grande attenzione sarà posta nell’ambito delle tecnologie sostenibili e nel supporto alle Pmi, mettendo a loro disposizione strumenti per l’innovazione che altrimenti non sarebbero alla loro portata”.

Il settore agroalimentare ha rilievo nell’idea di Città della Scienza, poiché in quest’ambito ci sono infinite potenzialità per l’export dei prodotti locali e la possibilità di implementare nuove tecnologie. Si è interessata all’hub anche un’impresa brasiliana, che mira a cercare modi di ridurre l’impatto e lo spreco idrico delle coltivazioni. Uno dei molti modi per rispondere alla crisi che colpisce Torino. Una città che, afferma Marco Galli, presidente della Compagnia, “ha bisogno di rendersi attrattiva per gli investimenti strategici, creare un ecosistema per accogliere risorse umane”.

La volontà, dice Geuna, “è di creare un modello nuovo di condivisione della conoscenza: università, fondazioni, associazioni e terzo settore, creando un luogo fisico di incontro per generare progresso”. Quasi alla fine del suo mandato, il Rettore ha parlato di “uno sprint finale”, puntando sui progetti che negli anni si sono dimostrati più promettenti.

L’Università di Torino, dal 1992 a oggi, è stato il principale percettore dei fondi della Compagnia, spiega Alberto Anfossi, segretario generale, per una cifra che oscilla tra i 3,5 e i 4 miliardi di euro. Lo scopo della Compagnia, dice, è generare sviluppo e ridurre le disuguaglianze, e questo deve assolutamente passare dall’Università. Per questi progetti si è passati dalla modalità di “convenzione” a quella di “accordo strategico”, ovvero destinato a un finanziamento mirato piuttosto che a una serie di iniziative. Una criticità degli anni passati, aggiunge Geuna, è stata la “polverizzazione” dei fondi in iniziative diversificate, per questo si è decisa una modalità diversa: un rinforzo “strutturale”, che possa rimanere e fungere da capitale per l’Università.

Si è molto rimarcata la collaborazione tra i due atenei torinesi -Politecnico e Università -, ora che la ricerca richiede il dialogo di competenze e discipline trasversali, e il duplice progetto è l’emblema di questa sinergia.

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