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Basket femminile, serve visibilità: Final Four grande chance

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Cinquemilacinquecentosettantadue. È il nuovo record di spettatori delle semifinali di Coppa Italia di basket femminile che venerdì 16 febbraio hanno visto trionfare all’Inalpi Arena di Torino le due prime forze del campionato, Venezia e Schio, vittoriose rispettivamente contro Sesto San Giovanni (56-52) e Ragusa (67-58). Oggi pomeriggio alle 14.15 verrà alzata la palla a due che darà il via all’ultimo, decisivo atto delle Final Four di Serie A1 femminile, a cui farà seguito la finalissima maschile tra Olimpia Milano e Generazione Vincente Napoli: una novità assoluta per la pallacanestro in rosa, che sul parquet torinese ha trovato l’occasione di presentarsi per la prima volta a un grande pubblico con una veste spettacolare e del tutto inedita.

Sui risultati di questa edizione delle Final Four e, più in generale, sullo stato di salute della pallacanestro femminile, Futura News ha avuto il piacere di raccogliere il parere di Laura “Chicca” Macchi, ex cestista professionista classe ’79 e attuale ambassador delle Final Four: alle spalle una carriera ventennale e un palmarés di assoluto rispetto con 9 scudetti, 8 coppe italia, 11 supercoppe, arricchito da una stagione in Wnba, svariate apparizioni in Eurolega e una lunga militanza con la maglia della nazionale.

Hai vinto tante volte la Coppa Italia: com’è viverla da spettatrice?

“Quando smetti di giocare è sempre difficile guardare da fuori, soprattutto partite come queste che ti fanno “prudere le mani” perché vorresti essere lì in campo. Però sono davvero contenta di aver visto un bel basket da parte di tutte le squadre, hanno interpretato le gare di semifinale nella maniera migliore”.

Rispetto a quando hai cominciato a giocare, prima nella tua Varese e poi a Como, c’è stato un cambiamento nella pallacanestro femminile?

“Adesso forse si punta maggiormente sulla costruzione del gioco. Mi spiego: questo aspetto naturalmente esisteva anche prima ma si puntava molto di più sul talento: c’erano tante giocatrici forti, in particolare molte straniere di uno spessore incredibile. Credo però che sia normale, fa parte dell’evoluzione della pallacanestro cercare di raggiungere un gioco un po’ più corale e di squadra”.

Per quanto riguarda il movimento cestistico femminile, cos’è cambiato in questi anni?

“Inutile far finta di niente: finché non cambierà qualcosa alla base, cioè nel reclutamento, è difficile incrementare il numero di atlete. Nelle scuole è molto più facile montare una rete e giocare a pallavolo, anzi tante palestre non hanno neppure la struttura del canestro e così è davvero difficile. Bisogna continuare a lavorare sul tessuto sociale, a partire dalle famiglie cercando di convincere i genitori che il basket non è uno sport pericoloso ma è divertente, dinamico e grazie alle sue regole ti aiuta a far capire cosa significa far parte di un gruppo. Il lavoro è tanto ma credo che ci sono anche le basi per farlo”.

Torinamo alla Coppa Italia: sei ambassador della manifestazione in un anno importante per l’unione tra basket maschile e femminile in una città, Torino, che già l’anno scorso ha ospitato le Finals.

“E non sarà neanche l’ultimo perché anche nel 2025 la Coppa Italia si disputerà qui a Torino! Lo dico sempre: il basket femminile ha bisogno di visibilità e questo è un palcoscenico che gliela può dare. C’erano tantissime persone a vedere le semifinali, molte sono qui insieme alla propria squadra ma molte altre hanno comprato il biglietto, magari in abbinamento con le partite maschili, e hanno voglia di vedere anche la femminile: per l’effetto traino unire le due finali è stata una scelta azzeccata.
Per quanto riguarda Torino, la Mole rosa in occasione delle semifinali penso sia stata la cosa più bella e lo spot perfetto per noi, insieme agli eventi collaterali organizzati da Lba e Lbf: davvero un’occasione pazzesca”.

A contendersi il trofeo ci sono Venezia e Schio, due squadre in gran forma con le quali – tra l’altro – hai giocato. Non ti chiediamo per chi fai il tifo, ma se dovessi indicare una giocatrice per parte da guardare con attenzione, chi sceglieresti?

“A Venezia una delle mie preferite è Matilde Villa, è una di quelle che gioca con più libertà mentale perché gioca ancora per divertirsi: è un aspetto fondamentale che le auguro di non perdere mai perché se vai in campo e non ti diverti più lo fai realmente come un lavoro subisci il contraccolpo della pressione e questo si ripercuote sulle prestazioni in campo. Tra le fila di Schio invece non posso che nominare la mia preferita di sempre, Giorgia Sottana, per me la numero uno in assoluto! Un pronostico comunque non riuscirei a farlo perché in una gara secca è sempre difficile sbilanciarsi, ma di sicuro Venezia e Schio sono le due squadre più in forma del momento e ci regaleranno senz’altro un grande spettacolo”.

Infine, la nazionale: cosa può apportare alla causa azzurra questa Final Four?

“L’attuale gruppo della nazionale è il più forte che ci sia mai stato almeno negli ultimi 15 anni, sia a livello fisico che di talento: non c’è mai stata una nazionale così grossa e così preparata. Poi è ovvio, non basta avere la caratura: per entrare in campo e scrollarsi un po’ di dosso la tensione di dover sempre dimostrare qualcosa serve avere fame di risultati. Sappiamo bene che la nazionale, soprattutto quella femminile, è il traino dell’intero movimento e per questo la speranza è di riuscire a centrare un buon risultato per incrementare ancora di più la base del nostro sport.

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