La testata del Master in Giornalismo “Giorgio Bocca” di Torino

Filippone: “Il sindacato deve vigilare sulla crisi dell’automotive”

condividi

Giuseppe Filippone è il segretario generale della Cisl Torino-Canavese, eletto a marzo 2025. Al congresso del sindacato “Il coraggio della partecipazione”, che si tiene il 3 e il 4 aprile, ha parlato di sanità pubblica, politiche abitative, integrazione e lotta alla discriminazione, oltre che della crisi dell’automotive.

Tra tutti i temi che sono stati toccati ieri, nel primo giorno del congresso, la crisi del settore dell’automotive è quello più attuale, visti anche i dazi di Trump. Qual è la sua lettura della situazione?

Il settore sta attraversando un vero e proprio terremoto, si è aperta una guerra commerciale che ci vede stretti in mezzo. Per come la vedo io, l’Unione europea rischia di essere sopraffatta. L’Italia è uno dei paesi fondatori dell’Ue e una guerra di questo tipo ci può porre in condizioni veramente difficili. Credo che si debba fare un lavoro a livello europeo per trovare un equilibrio, perché il rischio è che ci vadano di mezzo tantissimi posti di lavoro. Già adesso l’automotive è un sistema ampiamente in crisi, con ore di cassa integrazione che sono veramente all’eccesso. Siamo la provincia più cassa integrata d’Italia e la questione dei dazi, se non governata correttamente, rischia di peggiorare ulteriormente la situazione. Il problema è che l’Italia non può reagire singolarmente, siamo una goccia nel mare. Serve un’azione con politiche chiare a livello europeo, altrimenti rimarremo vassalli e non protagonisti. È importante diventare protagonisti della sfera mondiale, per evitare che il vecchio continente passi da traino a zavorra.

Cosa può fare di concreto il sindacato?

Credo che il sindacato debba presidiare e vigilare su questi temi. La manifattura e l’automotive sono centrali per Torino, siamo la città dell’auto, siamo nati così. Dobbiamo far sì che si dia la giusta attenzione alla questione dell’industria e alla vocazione industriale della città.

Ieri Bellono ha fatto riferimento alle discrepanze tra Cigl e Cisl. Queste differenze possono minare la risposta unitaria alla crisi attuale che è stata auspicata dal sindaco Lo Russo?

Il tema dei rapporti unitari è un tema che la città di Torino ha sempre cercato di sterilizzare dalle interferenze nazionali. Per fare questo bisogno essere schietti e chiari fin da subito, per cercare di trovare i terreni dove portare avanti un lavoro unitario. La speranza che ho io è che questo tipo di approccio ai problemi pratici che abbiamo sul territorio continui a esserci, non serve stigmatizzare le posizioni altrui si rischia di distogliere l’attenzione dai problemi che possono essere gestiti in maniera unitaria dando più forza al sindacato e ai lavoratori. Non ha senso agire per compartimenti stagni e con ideologie distinte rispetto a temi che dovrebbero trovare l’unità sindacale.

Nella sua relazione di ieri ha parlato dell’immigrazione come una risorsa. Qual è la vostra prospettiva riguardo al referendum sulla cittadinanza?

Partiamo dal presupposto che l’immigrazione, visto l’inverno demografico che stiamo attraversando, deve essere una risorsa, non può non esserlo. Non voglio entrare nei temi del referendum perché ci vedono lontani (da Cgil, ndr) come visione. Noi siamo più per agire per vie pragmatiche e per provare a trovare una soluzione affinché l’integrazione – a prescindere dal credo e dalla provenienza – riceva l’attenzione che merita. La questione dell’immigrazione deve andare di pari passo con una formazione che faccia davvero sentire le persone cittadini e cittadine. Inoltre, trovo che serva uno sforzo per certificare la loro professionalità e farla crescere, per cercare di appianare il gap che c’è attualmente tra richieste di posti di lavoro e professionalità che non si trovano.

Bellono ha fatto riferimento alla questione degli appalti. È una lotta anche di Cisl, giusto?

Esatto. In questo momento la discussione con le istituzioni è aperta. Stiamo iniziando a vedere la luce, si inizia a convergere sulla necessità di aprire un tavolo. C’è molto lavoro da fare. Il tema degli appalti tocca una grande fetta di lavoratori del territorio. Bisogna parlarne in maniera precisa, perché abbraccia la sicurezza sul lavoro, la retribuzione dei lavoratori, la legalità: sono questioni che devono essere care a ogni sindacato. Spero che ci sarà presto una convocazione e che i lavori inizino appena possibile. Abbiamo avuto dei problemi, ma sembra che l’attesa stia finendo. Vedremo poi cosa succederà sul piano pratico.  

Ha accennato alla sicurezza sul lavoro. È una questione sempre più attuale. In questi giorni se ne parla molto, dopo la morte di Francesco Procopio nella Greenthesis di Orbassano. Qual è il problema alla radice?

Io pongo spesso l’accento sulla questione del numero degli ispettori e sui mancati controlli. Il nostro paese è dotato di norme e di regole che dovrebbero permetterci di mitigare questo fenomeno e di renderlo governabile. Oggi siamo a numeri da guerra, la cifra di tre morti al giorno urla vendetta. Le ispezioni sono uno strumento fondamentale, devono costringere le aziende a seguire le norme, ma non basta solo quello. Va ripresa la cultura della sicurezza, che non riguarda solo i datori di lavoro, ma tutti i lavoratori.

Articoli Correlati