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Giornalisti a teatro portano sul palco paure fantasma

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Uno spettacolo che porta sul palco storie dall’estero narrate dai giornalisti. Oltreconfine: dalla radio al bar, l’informazione è dal vivo porta sulla scena inviati, fotogiornalisti, musicisti, filosofi, registi e antropologi che avvicinano il pubblico ai mondi lontani visti da vicino. Un filo conduttore unisce i racconti che si alternano per un’ora e mezza nella formula inventata da Antonio Talia e Giampaolo Musumeci, conduttore di Nessun luogo è lontano di Radio24.

Regno Unito, 16 novembre 1938. Nella cittadina mineraria di Halifax si aggira un uomo nero armato di rasoio, in pochi giorni ha aggredito dieci persone. È un fantasma di fumo, l’incarnarsi di una paura che da proiezione mentale si fa azione e come tale si carica di conseguenze. Superstizioni, magie e demoni che si fanno corpi e, a volte, provocano dei morti. Si scoprirà che l’aggressore inglese non esiste, le vittime si erano autoinflitte i tagli per un momento di celebrità. Perché l’uomo occidentale si vuole logico e nega un irrazionale che tuttavia riemerge, mentre in altre culture l’illogico si fa componente essenziale della vita quotidiana.  

Lo sa Giulia Pompili del Foglio che racconta di stregoni al governo nella Corea del Sud, o Lucia Capuzzi di Avvenire parlando di Haiti, la cui indipendenza è avvenuta durante un rituale voodoo. Antonio Talia, coautore dello spettacolo, per sei anni inviato da Pechino, rivela come in Tibet il Partito comunista cinese faccia leva sul culto proibito di un demone per provocare una scissione interna e indebolire il Paese. Mentre un cappello può rendere un portiere ghanese imbattibile, “il più forte di sempre” afferma Giulio Di Feo della Gazzetta dello sport, fino a quando non scopre di poter vincere anche senza. Perché come dice il filosofo Stefano Moriggi: “Il vero fantasma è quello dentro di me”.

CORINNA MORI

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