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Appendino: “Fare il sindaco di Torino è bello, ma non mi ricandido”

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Chiara Appendino è venuta a trovarci il 31 gennaio scorso e ci ha anticipato il suo futuro politico

Qual è il bilancio dei primi sette mesi da sindaca di Torino?
«Sono stati abbastanza complicati, ma siamo soddisfatti. C’è stata una fase di assestamento prima di poter iniziare a mettere in atto il nostro programma. Avevamo promesso il taglio del 30% dei costi dello staff: si è fatto meglio del previsto, riuscendo a dimezzarli. Poi abbiamo dovuto gestire il “buco” nel bilancio comunale ereditato dalla giunta Fassino, senza poterci permettere di andare in disavanzo. Ora che questa fase è finita, possiamo dedicarci alla nostra programmazione in ottica quinquennale. Le difficoltà non sono mancate, ma la forza più grande della nostra amministrazione è la compattezza del gruppo nei momenti più duri».

C’è qualcosa che farebbe in maniera diversa?
«Assolutamente sì, sarebbe sbagliato non guardarsi indietro. Però, allo stesso tempo, rivendico le mie scelte. Per esempio, sono convinta di aver fatto bene a indire il bando per il “Natale coi fiocchi”: non potevamo permetterci di spendere 350 mila euro per l’organizzazione dell’evento e la normativa europea ci impone di andare in questa direzione. Certo, con più tempo a disposizione l’avremmo costruito in maniera diversa. Per questo il bando per il prossimo Natale sarà concepito in modo triennale, con nuovi parametri che possano correggere il tiro».

Dopo il “Natale coi fiocchi”, ci sarà da organizzare la festa patronale di San Giovanni: sta già pensando a un bando?
«Ci stiamo lavorando, posso dire che sicuramente quest’anno per la prima volta i botti di San Giovanni saranno silenziosi, per il resto sarà una festa tradizionale».

Prevede ostruzionismo anche in questo caso?
«È probabile che ci sarà un’opposizione dura, ma non la chiamerei ostruzionismo. Fa parte della dialettica maggioranza-opposizione: a volte quest’ultima è costruttiva, a volte meno. In questi mesi, i momenti costruttivi tra le parti sono stati molto pochi, ma lo capisco. C’è stata una campagna elettorale tesa, chi ha governato per tanto tempo ha perso inaspettatamente e ora si trova all’opposizione».

Nel giugno 2016 lei chiese le dimissioni del presidente della Compagnia di San Paolo, Francesco Profumo. Recentemente, però, ha cambiato opinione. È stata solo la promessa dei 600 milioni di euro in quattro anni di finanziamento o c’è dell’altro?
«Non mi faccio comprare così facilmente. È chiaro che, quando ero all’opposizione, ho contestato la nomina. Ma non ho mai giudicato la persona, credo solo che sia sbagliato nominare negli ultimi sei mesi di mandato. E lo ribadisco. Tant’è vero che stiamo lavorando per modificare il regolamento delle nomine, introducendo il semestre bianco, a prescindere dal colore politico. Per quanto riguarda la questione Profumo, credo che sarebbe un danno per Torino rifiutare di collaborare a priori con un ente».

Come valuta gli attacchi di Grillo e Di Battista contro i giornalisti?
«Io credo che i giornalisti trattino il M5s più duramente rispetto alle altre forze politiche. A distanza di sette mesi dal giorno del mio insediamento, non hanno mai smesso di starmi addosso con un’attenzione mai vista nei confronti dell’amministrazione Fassino».

Forse perché il M5S si presenta come la forza politica nuova in grado di cambiare l’Italia.
«È vero, ma non voglio essere uno strumento per vendere meglio i giornali. Ben venga l’inchiesta, se la si vuole fare per raccontare quello che succede. Il problema è, invece, fare il titolo spettacolare, anche con un virgolettato che non ho mai pronunciato. Il giornalista ha sì il compito di controllare l’amministratore, ma ci deve essere rispetto reciproco».

Qual è stata la sua formazione politica prima che arrivasse il M5s?
«Prima di fare il consigliere d’opposizione non mi ero mai occupata di politica. Ho votato per Italia dei Valori, ma senza ruoli attivi. Il bello del M5s è che non ci sono barriere all’ingresso, per cui non conta quanti voti si può portare, o quale corrente si rappresenta. Per questo ho potuto candidarmi prima a consigliere e poi a sindaco».

Cosa ne pensa della battaglia di Trump contro il giornalismo e le fake news?
«È difficile giudicare da qui. Sono dell’idea che ci deve essere un rispetto reciproco dei ruoli: il politico deve fare il politico e il giornalista deve fare il giornalista, ma proprio per questo credo sia legittimo che se una notizia è falsa venga detto chiaramente. Su di me l’ho fatto, quando è successo. Non perché ci debba essere la caccia al giornalista, ma perché è giusto che il giornale pubblichi notizie vere».

Si ricandiderà a sindaco dopo la fine del mandato?
«No. Vi assicuro che fare il sindaco è una cosa magnifica, però assorbe tantissimo. Ad ogni modo, il fatto che non mi ricandiderò mi dà la libertà mentale e il coraggio di fare delle scelte impopolari. Faccio l’esempio della campagna della malasosta: incontro molti gestori di bar che si lamentano perché con le multe hanno sempre meno clienti. Do tutto adesso, ma non mi immagino candidata sindaco tra quattro anni».

E invece si vede lontana dalla politica?
«Non ci si allontana mai dalla politica».

Tornando alla città, qual è la situazione dei locali sui Murazzi in seguito all’alluvione? Riapriranno quest’estate?
«La situazione dei Murazzi è complessa perché ci sono delle difficoltà operative, per cui rispetto ai requisiti iniziali del bando del 2015 è stato chiesto qualcosa di più.
Stiamo cercando di sbloccare tutto. La città ha interesse che quell’area torni a vivere per diversi motivi: penso a San Salvario e ad altre zone che andrebbero a decongestionarsi se dovessero riaprire i Murazzi. Ed è nell’interesse della città che quell’area torni a vivere, di giorno e di notte. Noi stiamo procedendo in modo spedito per farli aprire quest’estate, anche se non posso darvi la certezza. Anzi, l’obiettivo era aprirli già questo inverno, ma poi è successo quello che sappiamo».

Sulla questione dello smog, Torino ha oltrepassato i livelli di guardia. È preoccupata?
«Sì. Al riguardo, stiamo lavorando su tre temi: i mezzi di trasporto, la raccolta differenziata e gli stili di vita. Nell’ottica di medio-lungo periodo, l’obiettivo è avere un parco mezzi meno inquinante. A breve, testeremo 24 bus elettrici. Stiamo lavorando anche sulla mobilità, per  rendere i mezzi pubblici più attrattivi rispetto all’uso della macchina, per esempio dando la priorità ai primi nella programmazione dei semafori. Sul lato differenziata, quest’anno estenderemo la raccolta ad alcuni quartieri nuovi, e nel frattempo inizieremo una campagna informativa sugli stili di vita e su come bisogna fare la differenziata, perché non è solo un problema di quantità, ma anche di qualità».

Lei ha parlato di disincentivare l’uso dell’auto. Ma non crede che i due recenti scioperi del personale GTT e l’eliminazione di alcune fermate della linea 4 vadano in senso contrario?
«Il tema scioperi è una questione lunga. E certamente la propensione all’utilizzo dell’auto non è associabile a uno sciopero, ma a una mentalità. Quello che possiamo fare è riorganizzare il servizio dei trasporti alla luce di una cifra che ad oggi si può finanziare. È probabile che sarà coinvolto anche il 4, ma non è ancora deciso. In linea generale, stiamo cercando di trovare degli assi di scorrimento veloci che si associno ad altre linee non altrettanto rapide ma che permettano di raggiungere in modo più capillare la città. Oggi queste linee che dovrebbero fare da asse sono molto lente e quindi non rendono il trasporto pubblico appetibile rispetto all’auto».

Quanto si potrebbe recuperare mettendo un controllore fisso sui mezzi?
«GTT sta facendo degli studi al riguardo. Ad ogni modo, credo si debba lavorare molto sul piano culturale. Dato che si sta utilizzando un servizio pubblico, bisogna creare un clima secondo cui si timbra il biglietto anche se non ci sono i controllori».

Un messaggio per i giornalisti del Master?
«Quello del giornalista è un mestiere complicato, per il quale, forse, la cosa più difficile è mantenere alto il livello. La curiosità, la ricerca della notizia in senso costruttivo e non distruttivo è la cosa che vi posso augurare di più».

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