La quarantena ha costretto tante lavoratrici e tanti lavoratori a stare a casa, in smartworking o disoccupati. Molte famiglie si sono trovate costrette a trascorrere intere giornate insieme. A condividere stessi computer, stessi spazi, stessi tempi. E il lavoro? No, quello no. Il lavoro domestico, le pulizie, la cucina, la cura dei figli, sono rimasti prerogative delle donne.
Alcune economiste italiane hanno svolto un’indagine per monitorare le diseguaglianze di genere all’interno dei nuclei familiari prima, durante e dopo il lockdown. «Pensavamo che questo shock avrebbe cambiato gli equilibri all’interno delle famiglie», spiega Daniela Del Boca, professoressa di Economia all’Università di Torino, tra le ideatrici dell’indagine. «Con la chiusura delle scuole e senza più il prezioso aiuto dei nonni ci aspettavamo che le donne avrebbero chiesto più aiuto ai partner. Non è stato così». Il 68% delle donne lavoratrici ha dichiarato di dedicare più tempo al lavoro domestico rispetto a prima della quarantena. Tra gli uomini solo il 40%, mentre più della metà, il 55%, non ha modificato il proprio comportamento. Anche se entrambi nella coppia hanno aumentato il proprio impegno dentro casa, è ancora sulle donne il peso maggiore. Una condivisione equa è ancora lontana.
L’indagine in realtà è iniziata circa un anno fa e non aveva nulla a che vedere con il coronavirus. L’obiettivo era indagare sulla consapevolezza delle diseguaglianze di genere nella vita delle donne occupate per tutto il corso della vita, fino alle pensioni. L’epidemia si è però imposta anche sulla ricerca, così le studiose hanno scelto di ampliare i questionari da sottoporre alle oltre mille lavoratrici coinvolte. «In questo momento così drammatico ci interessava vedere come è cambiata la vita per le donne che stanno vivendo in casa con i propri compagni o mariti», continua Del Boca. «Volevamo capire se le misure di contenimento del virus e la chiusura di molti settori essenziali le penalizzasse ancora di più».
I risultati dell’indagine purtroppo non sono una novità. Confermano anzi una tendenza consolidata da tempo nel nostro Paese. «Dobbiamo partire dal presupposto che le donne italiane fanno più lavori domestici che nel resto dei paesi avanzati, circa il 75% è sulle loro spalle. La situazione di queste settimane ha aumentato l’impegno degli uomini a casa, ma molto molto poco». Perché? Non è semplice dirlo. Certamente c’è un fattore culturale molto forte. Le mamme, e generalmente le donne, seppur lavoratrici, sono abituate a occuparsi più dei loro compagni della cura della casa e dei figli. Questo accade, come dimostra l’indagine, anche quando il tempo si restringe, condiviso e stiracchiato in un mix tra smartworking, didattica a distanza, cucina, ferri da stiro, e così via. «Le diseguaglianze all’interno della famiglia sono una componente molto importante della vita economica dei genitori, e si ripercuotono anche nei messaggi che trasmettono ai propri figli», spiega l’economista. «I figli, sia maschi che femmine di donne che lavorano, sono più propensi a lavorare e a fare carriera. Lo ritengono più importante perché l’hanno visto anche dalle loro madri». L’aspetto culturale poi è rafforzato e sostenuto dalla grande mancanza di politiche sociali volte a garantire un equilibrio più omogeneo tra i partner della coppia. Come spiega la professoressa Del Boca: «Se non ci sono politiche a supporto della paternità, come congedi parentali molto convenienti, gli uomini ci metteranno decenni a recuperare la loro collaborazione in famiglia».
L’indagine delle studiose non si è fermata. In queste settimane stanno cercando di trovare variabili che hanno un impatto diverso sulla cura della casa nel periodo di lockdown. Ad esempio si potrà notare come gli uomini si facciano maggiormente carico delle faccende domestiche nelle famiglie in cui le donne lavorano nei settori essenziali, come i supermercati oppure nella sanità, dato che svolgono orari molto più lunghi rispetto al solito.
Articolo tratto dal Magazine Futura uscito il 20 maggio 2020. Leggi il Pdf cliccando qui