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Fabio Felline: “Mi spiace perdere il Giro ma Contador mi vuole al Tour”

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Oggi il Giro d’Italia del Centenario prende il via dalla Sardegna. Il torinese Fabio Felline, 27enne corridore della Trek-Segafredo, non ci sarà, nonostante sia reduce da una prima parte di stagione da protagonista: a febbraio, dopo due anni di digiuno, è tornato a vincere al Trofeo Laigueglia. La scorsa settimana si è ripetuto al Giro di Romandia, aggiudicandosi il prologo inaugurale e chiudendo al quarto posto in classifica generale alle spalle di Richie Porte, Simon Yates e Primoz Roglic. E pensare che soltanto un anno fa la carriera del piemontese sembrava già ai titoli di coda. Colpa di una maledetta caduta nel trasferimento prima del via dell’Amstel Gold Race 2016 e di una frattura alla base cranica che l’ha costretto a mesi di riabilitazione. “La scorsa stagione è stata particolare – afferma Felline – per questo la maglia verde alla Vuelta ha significato tantissimo per me”. Il torinese della Trek è ora in vacanza. A breve tornerà ad allenarsi. C’è da preparare un Tour de France, dove il suo capitano, un certo Alberto Contador, vuole tornare sul gradino più alto del podio.

Ti aspettavi un inizio così?
Sono partito con ambizioni, ma sino alla vittoria del Laigueglia e poi al Romandia non ero così entusiasta della mia stagione. Avevo ottenuto dei piazzamenti, ma essendo in una squadra importante sono pagato anche per vincere. Finalmente sono arrivati i risultati che aspettavo da tempo.

Hai dedicato la vittoria di tappa a Michele Scarponi. Eravate amici?
Sfido chiunque a non esserlo. Non ero un suo amico di famiglia, non sono mai stato a casa sua, ma spesso ci siamo confrontati in gruppo. Era un personaggio incredibile, impossibile volergli male. È davvero dura metabolizzare quello che è successo.

Il pericolo fa parte del mestiere. L’anno scorso anche tu hai rischiato grosso…
È il nostro lavoro e in gara non possiamo non mettere in preventivo certi rischi. Il problema è che sei in pericolo ogni volta che esci di casa con la bici: non esiste allenamento in cui non trovi un automobilista che ti tagli la strada o ti faccia un qualunque dispetto. L’anno scorso è stata una stagione difficile: in questo periodo ero sul letto con il collare e mi chiedevo se sarei tornato quello di prima. L’incidente mi ha dato un qualcosa in più a livello mentale. Ho sofferto tanto, ma ora mi sento un corridore e un uomo più forte.

Cosa ne pensi del premio di miglior discesista al Giro d’Italia?
È una cavolata e hanno fatto bene a toglierlo. Ora si va sempre più forte in discesa, anche perché nel ciclismo moderno non è semplice fare selezione in salita. Il rischio è già alto e non vedo perché mettere a repentaglio la propria vita per portare a casa 5mila euro. Un premio che tra l’altro non ci valorizza come corridori: se fai il professionista devi andare forte su tutti i terreni. Poi quando c’è il sole con 30 gradi va tutto bene, ma se la notte piove e la strada è umida basta poco per farsi del male.

Ti dispiace non essere alla Corsa Rosa del Centenario?
È normale: da italiano il mio cuore è rivolto al Giro d’Italia. Sono comunque felice di essere nella squadra che prenderà parte al Tour de France, su cui la Trek-Segafredo punta molto quest’anno.

Nibali o Quintana?
Con tutto il rispetto per Vincenzo, vedo favorito il colombiano. Nelle grandi corse a tappe ha avuto una continuità di risultati impressionante.

Alberto Contador può ancora vincere il Tour de France?
Tra una settimana andremo a Tenerife e ci alleneremo tutti insieme. Faremo un blocco di lavoro fondamentale che ci servirà in Francia. Alberto è un corridore imprevedibile, può fare esplodere una corsa in qualsiasi momento, nel bene e nel male. L’ha dimostrato anche all’ultima Parigi-Nizza. Se la fortuna lo assiste, con il suo talento e la sua fantasia può ancora vincere il Tour.

FEDERICO PARODI