Ezio Bosso è tornato a casa. A quasi due anni dalla scomparsa, l’artista e compositore continuerà a vivere nella sua Torino, dove ha iniziato ad apprezzare la musica e si è formato professionalmente per poi farsi conoscere in tutto il mondo. Per raccontare la carriera del “nomade culturale”, negli ultimi mesi la famiglia si è attivata per catalogare tutto quello che Ezio ha lasciato nelle principali abitazioni di Londra, Bologna, Torino, e ha costituito il Fondo “Ezio Bosso”, affidato al centro culturale Polo del ‘900 e depositato all’Istituto Piemontese Antonio Gramsci.
L’obiettivo è far conoscere in modo trasversale la musica e il pensiero di Bosso attraverso gli eventi che, da maggio, in occasione del secondo anniversario della scomparsa, si susseguiranno. Per assicurare la massima fruizione pubblica il Fondo sarà digitalizzato sul portale 9centRo, hub degli archivi del Polo e permetterà a chiunque di poterne fruire.
“Come Polo del ‘900 – dice il direttore Alessandro Bollo – possiamo solo essere onorati di ospitare l’eredità artistica e culturale di Ezio Bosso, fisicamente presso l’Istituto Gramsci e online su 9CenTro. Un duplice spazio per dare voce e farci ispirare dagli insegnamenti, dal talento, dalla musica e dal percorso intellettuale e civile che Ezio ci ha lasciato. Intanto con la digitalizzazione del Fondo, 9centRo continua a crescere confermandosi sempre più un punto di accesso libero alla storia dei grandi protagonisti della nostra epoca”.
La collezione
I materiali e gli oggetti del Fondo ricostruiscono le tappe più importanti della vita di Bosso: oltre alle fotografie a Torino con il contrabbasso (il suo primo strumento) e alle bacchette utilizzate per la direzione delle più prestigiose orchestre internazionali, ci sono immagini, onorificenze, locandine e filmati che lo ritraggono in concerto con il celebre pianoforte Steinway. Gli spartiti, ricchi di annotazioni del Maestro, ricostruiscono una carriera lunga e prestigiosa: dalla Seconda Sinfonia “Under The Tree’s Voices” – per cui gli è stato dedicato un Albero all’interno del Bosco che Suona, onorificenza data ai musicisti di spicco del panorama mondiale (2011) e la Quarta Sinfonia per la Magna Charta delle Università Europee, primo inno ufficiale di questa istituzione (2015) – al “The 12th Room”, il primo disco da solista che gli ha permesso di aggiudicarsi il Disco D’oro e lo ha fatto conoscere al grande pubblico. Tra le altre cose, ci sono anche i quaderni che contengono poesie e pensieri sulla sua musica come “Split, Postcards from far away (the tea room)”, l’inno alla speranza ispirato ai ricordi di un veterano di guerra.
Per ampliare il fondo, si sta lavorando per realizzare collaborazioni e progetti con realtà nazionali – e non solo – che hanno condiviso un percorso con Bosso. “Sarà necessario un lavoro di ricerca e di collegamento con le raccolte satellite, le quali permetterebbero di entrare in relazione con il mondo culturale italiano e internazionale, cui Ezio apparteneva – le parole dei familiari -. Raccolte satellite è un termine per definire documentazioni riferite a una persona specifica presso altri archivi o teche. Per questo vorremmo invitare tutte quelle realtà e persone, che hanno condiviso in questi anni un percorso con Ezio, a pensare questa “Casa” come un sistema solare cui loro stesse appartengono “
Il ruolo dell’Istituto Gramsci
La decisione di depositare il grande lascito di Bosso all’Istituto Piemontese Antonio Gramsci muove dall’esigenza della famiglia di organizzare scientificamente il materiale e facilitarne la conoscenza. In tal senso, significativo sarà anche l’intervento della Fondazione Compagnia di San Paolo che si impegnerà a sostenere progettualità mirate a presentare e far apprezzare alle nuove generazioni una figura unica nel panorama artistico italiano. “Siamo onorati di accogliere l’archivio di Ezio Bosso – sottolinea Matteo D’Ambrosio, direttore dell’Istituto Piemontese Antonio Gramsci -. Si tratta di un riconoscimento importante per l’attenzione che il Gramsci ha rivolto alla valorizzazione degli archivi, sin dalla sua nascita, ma ancor di più è l’opportunità per sviluppare progetti di partecipazione e inclusione, rivolti soprattutto ai e alle giovani. In questo senso l’esperienza di Ezio Bosso nel mondo trova molta corrispondenza con quella di Antonio Gramsci, a partire dal concetto di cultura come strumento di emancipazione e crescita per le classi più deboli”.