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Exclusive Brands si allarga e punta sui giovani

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“Senza trasferimento di competenze e capacità alle nuove generazioni avremo fallito nell’obiettivo di creare nuova ricchezza per il territorio”. Alessandra Girardi, vicepresidente della rete Exclusive Brands di Torino, presenta così la nuova Carta etica del gruppo che dal 2011 unisce aziende di eccellenza del territorio piemontese. Un gruppo in crescita, con sette nuove aziende entrate nella rete promossa da Unione Industriali Torino: Acetifico Varvello, Candioli Pharma, Codebò, Eurofork, Leone dal 1857, Molini Bongiovanni, Sant’Agostino Casa d’Aste. Aderiscono come partner Aon, Cidimu, Fly Free Airways e Grand Hotel Sitea.

La rete – di cui fanno già parte nomi come Pininfarina, Gobino, Costadoro, Gelati Pepino, Galup, Mattioli, Pattern e Quercetti – sale a 31 aziende, con un totale di quasi 2000 lavoratori in Piemonte e 500 milioni di euro di fatturato globale, con una quota export media di circa il 50%. Per il presidente Giulio Trombetta, “il fatto che le nuove aziende e i nuovi partner provengano da settori merceologici fortemente diversi è fonte di orgoglio”. Ma non basta. Ed ecco allora una nuova Carta etica, che punta su sostenibilità ambientale e sociale e al rispetto dei suoi principi fondanti, ma pure sulla valorizzazione delle capacità dei più giovani.

I prodotti delle aziende “incorporano i saperi” di chi li produce, sottolinea la rete in un video. Sono proprio queste tradizioni che vanno trasferite alle generazioni del futuro, secondo i retisti di Exclusive Brands. Rientra in quest’ottica anche la collaborazione con il modulo Open Systems del Politecnico di Torino, che vede la formazione di figure professionali che sappiano sviluppare sistemi tra azienda e territorio che mettano in relazione diverse dimensioni, tra cui quelle ambientale e sociale. “Siamo quasi tutte aziende familiari”, dice il presidente Giulio Trombetta, per questo “lasciare in eredità un’azienda significa lasciare in eredità non solo le quote ma soprattutto i valori”.

L’obiettivo del gruppo è “uscire dall’autoreferenzialità” sia per diventare un modello da esportare anche in Europa sia per trattenere talenti e competenze e far sì che i giovani smettano di “trasferirsi a Milano o all’estero”. A Torino e in Piemonte, infatti, la disoccupazione giovanile è alle stelle rispetto ad altre aree dell’Italia settentrionale. Un rapporto pubblicato dal think tank Omnia Torino, lo scorso inverno, mostra che il 55,5% dei ragazzi e delle ragazze attualmente a Torino ha in programma di lasciare la città nel breve-medio periodo. Come osserva il Corriere della Sera, il 56,5% del campione è preoccupato per la qualità dell’aria e per la condizione del verde. Ma è il lavoro una delle ragioni principali dell’insoddisfazione giovanile. Solo il 43,5% delle persone intervistate ritiene di poter trovare lavoro con facilità, mentre non più del 23% si sente a proprio agio all’idea di aprire un’attività imprenditoriale.

“Da diversi anni ormai si sente parlare […] della necessità di dare un ruolo primario a ragazze e ragazzi in diversi ambiti. Mancano tuttavia “strumenti” che possano rendere protagoniste le energie della giovane età, di chi vuole immaginare un futuro migliore o, comunque, diverso”. Per i ricercatori e le ricercatrici di Omnia Torino, dunque, non bastano le parole. È necessario lavorare sulle condizioni materiali che la città di Torino e la regione Piemonte hanno da offrire: più sicurezza, più attenzione all’ambiente e alla qualità dell’aria, e soprattutto più opportunità di lavoro.

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