La testata del Master in Giornalismo “Giorgio Bocca” di Torino

European media freedom act, per un’informazione libera

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Mentre le ingerenze politiche mettono a repentaglio la libertà dell’informazione e dei media in tutto il mondo, l’Europa cerca di correre ai ripari. Martedì 7 maggio è entrato ufficialmente in vigore l’European media freedom act, il primo pacchetto di norme comunitarie con cui la Commissione intende proteggere l’indipendenza e il pluralismo dei media. Nel testo sono previste una serie di garanzie contro l’intromissione e l’interferenza del mondo della politica nelle questioni editoriali e contro la sorveglianza dei giornalisti; previsti inoltre strumenti per facilitare l’operato dei media nel mercato interno e nell’ecosistema digitale, salvaguardando il finanziamento stabile dei media del servizio pubblico, la trasparenza societaria e la redistribuzione della pubblicità statale.

L'impegno dell'Europa a tutela del pluralismo

Le nuove norme previste dall’European media freedom act costituiscono, secondo Bruxelles, un provvedimento “senza precedenti”: gli Stati membri dell’Ue avranno tempo fino all’agosto 2025 per adeguarsi, ma l’auspicio della commissaria alla Trasparenza, Věra Jourová, è che i Ventisette possano “attuare le nuove norme il prima possibile”.

Come sottolineato dal commissario per il Mercato interno, Thierry Breton, il nuovo pacchetto normativo mira ad armonizzare le diverse legislazioni nazionali offrendo “strumenti comuni per garantire il pluralismo, beneficiando delle opportunità di operare senza interferenze sia nel privato che nel pubblico”.

 

Il primo passo delle istituzioni europee a tutela del mondo dell’informazione è stata la revisione della direttiva sui servizi di media audiovisivi, approvata nel 2018 per rafforzare le garanzie giuridiche a tutela del pluralismo. Un anno dopo è entrata in vigore la direttiva sul copyright nel mercato unico digitale, a tutela dell’equa remunerazione dei titolari di diritti contro lo strapotere delle piattaforme. Il Digital services act del 2021 favorisce la rimozione dei contenuti illegali e la protezione dei diritti fondamentali degli utenti online. Tutto ciò, insieme a una serie di raccomandazioni successive per la tutela dei giornalisti (compresa quella contro le slapp, le cause legali strategiche contro la partecipazione pubblica), ha preparato il terreno per l’European media freedom act appena approvato.

© European Union, 2022

Come sta l'informazione in Europa?

Lo scorso 3 maggio, in occasione del World press freedom day, Reporter senza frontiere ha pubblicato il report annuale che monitora la libertà di stampa in tutto il mondo. Circoscrivendo l’analisi dei dati al territorio europeo, emergono sostanzialmente due criticità in linea col trend globale che vede un netto calo delle tutele politiche nei confronti del giornalismo (-7,6%) a causa delle sempre più frequenti ingerenze e pressioni da parte di enti statali o altri attori del mondo istituzionale.

Secondo il report, la Russia ha visto la fuga all’estero di oltre 1.500 giornalisti, che dallo scoppio dell’invasione dell’Ucraina continuano la loro professione in condizione di esilio, tra notevoli difficoltà. A Mosca giornalisti bollati come “agenti stranieri” vengono “incarcerati arbitrariamente”, ma queste tendenze liberticide finiscono per espandersi anche al di fuori dei confini della Federazione: significativa è la situazione in cui versano i media in Bielorussia e Georgia, controbilanciate – seppur in parte – da una cauta ripresa registrata proprio in Ucraina, dove l’ingerenza politica si avverte in maniera minore rispetto a prima, per merito di una ritrovata resilienza dell’informazione.

Sebbene Norvegia , Danimarca e Svezia abbiano conquistato il podio dei Paesi con il maggior tasso di libertà di stampa al mondo, nel Vecchio continente si stanno verificando attacchi sistematici al giornalismo indipendente al punto da rendere necessario l’utilizzo del termine “orbanizzazione“. Il riferimento, com’è facilmente intuibile, è a Viktor Orbán: l’Ungheria è capofila di un gruppo di Paesi in cui la stampa indipendente subisce continue pressioni. Tra questi la Slovacchia, la Grecia, Malta ma anche l’Italia, dove pesano le recenti questioni legate alla legge bavaglio e alla stretta imposta dal governo alle reti Rai.

A vent’anni dal suo ingresso nell’Ue la Polonia segna miglioramenti incoraggianti così come la Bulgaria, entrata nel 2007. Rimane critica, invece, la situazione del giornalismo indipendente in alcuni Paesi attualmente candidati all’adesione all’Ue, tra cui Bosnia-Erzegovina, Serbia, Albania  e Turchia.