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“L’Europa è il mezzo e non il fine”. La giornata dell’Europa secondo Marco Zatterin

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La Francia resiste all’attacco antieuropeista di Marine Le Pen, scacciando le paure populiste, il tutto alla vigilia della Festa dell’Unione, la ricorrenza che celebra il progetto di un’economia comune presentato da Robert Schuman nel 1950. “Non bisogna pensare che la minoranza rumorosa e significativamente contraria all’Europa sia stata sconfitta”, dice Marco Zatterin vicedirettore de La Stampa. Perché questa minoranza si nutre di fatti reali, di razzismo e di paura. Di concetti più concreti rispetto a quello che rappresenta per loro, per gli antieuropeisti, l’Europa: puro astrattismo.

L’unione e la sua idea.

Vi è una differenza sostanziale tra  idea d’Europa e i governi che fanno l’Europa. “Il problema non è il veicolo, ma come i suoi autisti lo tengono in strada” continua Zatterin. “L’Europa ha fallito dove non aveva i mezzi per intervenire“. L’Unione insomma viene criticata per le migrazioni, per l’istruzione, la formazione e per lo stato sociale, settori che interessano politiche statali e non sovranazionali. Questione di informazione come “andare da un salumiere per farsi riparare le scarpe”, afferma sorridendo l’ex corrispondente da Bruxelles.

Vive la France?

Le elezioni francesi sono sintomatiche di una battaglia vinta in una guerra in corso tra due correnti di pensiero, se non politiche: quella della moneta unica, del progetto Erasmus, della cultura condivisa e della libera circolazione contro un’ideologia sovranista ed euro-scettica preoccupata dal futuro che cerca nel nazionalismo le risposte. La paura è la matrice comune del pensiero antieuropeista. L’insicurezza acuita dalla crisi trova nelle frontiere chiuse la risposta più semplice, su questo Zatterin è sicuro: “Vi è una maggioranza europeista nonostante l’Europa e una minoranza che crede che uccidere l’Europa sia la soluzione”.

In Italia

Nella Penisola secondo il vicedirettore del quotidiano piemontese: “La situazione è analoga, con una maggioranza che spera di andare lontano con l’Europa, sapendo che l’Unione è un mezzo e non un fine”. La maggioranza resiliente vive l’incertezza economica riconoscendo gli errori dell’UE, continuando a crederla unica risposta per il futuro. “Negoziare i trattati commerciali con America, Cina o Corea è molto meglio in 27 contro uno che come singolo stato. Perché l’Italia da sola non avrebbe il peso per farlo e già in 27 non contiamo sufficientemente”, conferma Zatterin. L’Unione però deve sapere adattarsi, migliorare nelle lacune e le carenze che hanno dominato la sua storia. Insomma “Deve diventare più concreta e pratica, rispondere alle paure dei cittadini. Ma i cittadini devono capire che cosa chiedere all’Europa”.

Le due velocità

“L’Europa è per definizione flessibile”. Si frammenta per natura: “Abbiamo l’Unione Europea con un numero di Paesi ridotto, Schengen con Paesi differenti, l’Europa della difesa e l’Europa sociale – dice Zatterin -. Non dev’essere un male o una cura, è una formula: i Paesi che vogliono andare avanti vanno avanti. Chi non vuole partecipare non partecipa”.

Brexit e Scoxit

Il futuro del Regno Unito è diviso tra la linea inglese e la Scozia. La lotta di William Wallace si risolve in una battaglia politica per restare nell’Unione contro l’uscita dalla comunità della loro storica controparte. “La Scozia non è l’Inghilterra non solo per motivi nazionalisti: ha un’identità nazionale molto forte, ma un’economia rurale – continua Zatterin -. Londra vive di servizi, banche e call center che hanno sostituito la deindustrializzazione portata dal Tatcherismo sul finire degli anni 80”. La Scozia invece è legata all’Europa: “Ha ogni interesse a rimanere nell’UE, per i fondi dell’agricoltura e quelli regionali”.

Identità nazionale

La questione principale allora rimane quella dell’unicità delle singole nazioni in un contesto unitario. Possono coesistere le anime diverse dell’Europa, le diverse velocità e le differenti politiche in un sistema di interessi comuni? Per il vicedirettore de La Stampa: “Chi ha un’identità nazionale non ha paura del confronto e vuole restare nel gruppo. Chi teme che la propria identità sia debole allora ha paura, con l’eccezione del Regno Unito”. L’Europa ha avuto conferme dalla vittoria francese ma non gode di un appoggio totale dei suoi cittadini. Agli occhi degli euroscettici appare come un’entità astratta i cui poteri sono esautorati dalla dimensione nazionale dei singoli stati, il capro espiatorio della crisi, colpevole di aver imboccato una strada senza via d’uscita. La strada però secondo Zatterin “è quella giusta, bisogna solo imparare a correggere gli errori che non mancano”.

MASSIMILIANO MATTIELLO

 

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