Parlare di clima, tra scienza e musica. L’Accademia delle Scienze di Torino, nell’ambito della rassegna Speciale GiovedìScienza, ha ospitato una lezione online per oltre 2000 studenti da tutta Italia. Con la conduzione del divulgatore Andrea Vico e il contributo della climatologa Elisa Palazzi, i giovani spettatori hanno potuto interagire attraverso domande e sondaggi. Ospiti speciali: gli Eugenio in Via Di Gioia, band torinese che ha suonato alcune delle proprie canzoni più legate al tema.
La prima, ‘La punta dell’iceberg’, dice che nel 2050 “tutti i ghiacciai dei poli ai confini del mondo saranno sciolti, gli animali di tutte le altre specie saranno estinti”. E non ha tutti i torti. Elisa Palazzi spiega: “Il testo ha degli scenari esagerati, ma è come la fantascienza: l’esagerazione permette di fermarsi e capire dove stiamo andando. Negli ultimi 40 anni l’Artico ha perso un’estensione di ghiacci grande 10 volte l’Italia. La Groenlandia è vicina a un punto di non ritorno e ogni anno perde quasi 300 miliardi di tonnellate di ghiaccio. In alcuni luoghi del mondo l’innalzamento dei mari ha già portato delle persone a doversi trasferire”.
Dai ghiacci alle tempeste, dagli alberi alla siccità, sono molti i temi toccati. La seconda canzone, ‘Lettera al prossimo‘, è un’esortazione a mantenere alta l’attenzione: “Giurami che veglierai con me, se no poi domani saranno guai”. Infatti, Vico invita i ragazzi a scoprire la propria “water footprint”, la quantità di acqua consumata per creare i prodotti che consumano. Un paio di jeans ‘usa’ 10mila litri. Per una tazzina di caffè dipende: la moka consuma circa 70 litri, la cialda e la macchinetta arrivano a 250.
Non solo imparare, quindi, ma agire. Gli ‘Eugenii’ presentano il progetto Lettera al prossimo, omonimo della canzone: una piattaforma online nata per confrontarsi su vari aspetti del tema ambientale. Uno dei più grandi risultati raggiunti finora è una raccolta fondi, portata avanti tra 2019 e 2020, per la riforestazione di alcune zone del Trentino colpite dalla tempesta Vaia nel 2018. Gli alberi si pianteranno ad aprile: “Andremo di persona al parco del Paneveggio, in provincia di Trento. Ci piacerebbe farne un incontro e un’occasione di formazione, non solo virtuale”.
Gli studenti che seguono non sono da meno, in quanto a concretezza. Giulia, dell’istituto “Alighieri” di Sapri, chiede: “Cosa può fare la mia generazione per migliorare la situazione?”.
“Informarsi, questa è la chiave – risponde Vico – Fridays for future ha fatto quello che 30 anni di divulgazione non erano riusciti a fare. Adesso continuate a parlarne, a imparare, a pensare a quello che consumate e quello che fate. Poi, per chi è maggiorenne, bisogna anche fare attenzione quando si vota a chi è davvero interessato al clima”.
“Non c’è spazio per il pessimismo – aggiunge Palazzi – Non è troppo tardi. Non possiamo più procrastinare, ma se scegliamo la strada giusta siamo in tempo per cambiare. Entro il 2030 bisogna ridurre moltissimo le emissioni, ci sono tanti step intermedi e concreti su cui insistere”.
“Bisogna essere competenti, essere militanti ed essere sovversivi” continua Vico, che dopo l’evento commenta: “Sono parole che vanno recuperate, usate nel giusto contesto. Essere competenti: si parla quando si sa, infatti una delle prime cose che ha detto Greta Thunberg è stata ‘Ascoltate gli scienziati’. Essere militanti: manca da anni un vero attivismo organizzato, specialmente in ambito ambientale; questo colpisce in particolare i giovani che crescono senza avere “sorelle e fratelli maggiori” che si impegnano attivamente su certi temi. Essere sovversivi: è una parola che in certe stagioni della storia d’Italia è diventata quasi pericolosa, ma significa semplicemente voler cambiare le cose. È un invito ad andare oltre lo “state buoni, state tranquilli” che una parte della mia generazione di 40-50enni cerca di imporre ai giovani oggi. A 16-17 anni si ha il diritto di chiedere conto di certe cose, e anche di chiedere dei cambiamenti”.
L’anno da tenere d’occhio resta quello: il 2050. Gli obiettivi sono raggiungere la carbon neutrality, ovvero la parità tra gas climalteranti emessi e assorbiti, e promuovere modelli di economia circolare. Per evitare che le previsioni peggiori, anche quelle fantascientifiche, si avverino.