Il nome di Ernesto Ferrero è significativamente legato Salone del Libro di Torino. Un percorso da direttore iniziato nel 1998 e conclusosi nel 2016, accompagnato dallo storico presidente Rolando Picchioni, ricordato con un evento nella giornata di chiusura.
“Picchioni ha ereditato una gestione privata fallimentare e ha saputo ribaltarla, col supporto dell’organizzazione pubblica, nel giro di pochi anni rendendo il salone una delle più importanti fiere europee. Insieme a Francoforte oggi è forse la più importante per partecipazione, cartellone di incontri e vendite”.
Dallo scorso secolo ad oggi Ferrero ha vissuto il cambiamento del Salone, che dalla dimensione cittadina si è aperto oltre i confini nazionali, divenendo appunto “Internazionale”. La scoperta di esperienze e linguaggi diversi è continuata durante questi 20 anni di carriera e l’ex direttore si dice sicuro che potrà continuare sotto la nuova gestione di Annalena Benini:
“Penso che il cambio sia stata una scelta ottima, la Benini farà un lavoro eccellente. Il salone è sicuramente una macchina straordinaria e slanciatissima da sé, ma sono sicuro che la Benini farà un ottimo lavoro. Si tratta di una persona seria, competente e inclusiva.“
Tra i tanti cambiamenti occorsi, la costante è rimasta quella della partecipazione del pubblico. L’edizione di quest’anno, che ha registrato 215mila visitatori, ha riempito stand, eventi e sale. Le file, sempre ordinate e civili, sono sicuramente un elemento che contraddistingue il Salone, ma come suggerisce Ferrero vanno viste da un altro punto di vista: tante persone in fila vogliono tanto interesse e apprezzamento.
“Parliamo di un’edizione veramente trionfale che ha portato a maturazione il lavoro di tanti anni, sono convinto che la cosa più importante siano le persone. Il pubblico è il protagonista, che io definisco il miglior pubblico d’Italia perché competente, appassionato, determinato, paziente e capace di partecipare ad eventi di alto livello specialistico.”