La pandemia non ferma l’entusiasmo per l’Erasmus. Gli studenti non vogliono restare fermi e cercano esperienze di vita e didattica all’estero come una vendetta ideale per gli stop imposti dal lockdown. Anche se i confini si restringono per la Brexit che ha escluso la Gran Bretagna dalle possibili mete.
Con l’apertura del bando 2021/22, le sensazioni che filtrano dopo le riunioni con gli studenti certificano un cauto ottimismo. Dello stesso avviso è Paolo Cozzo, docente di Storia del cristianesimo e referente per il dipartimento di Studi Storici. “I segnali ci fanno ben sperare. Abbiamo ricevuto molte richieste da parte degli studenti. La riunione informativa è stata particolarmente partecipata. Giusto pochi minuti fa ho incontrato uno studente, venuto a chiedere informazioni. La mia speranza è che queste sensazioni siano confermate anche dal bando appena aperto.”
Entusiasmo che ha comunque fatto i conti con gli ostacoli del Covid. Specie nei primi mesi della pandemia. L’esplosione dei contagi a marzo e la chiusura delle frontiere avevano colto impreparati gli studenti ingoing e outgoing. Chi ancora non era partito ha annullato o posticipato la mobilità, come nel caso di Matteo Bulzomì. “Avevo vinto una borsa di studio per il secondo semestre. Non ho potuto fare nulla perché sarei dovuto partire ad aprile. Ho posticipato l’Erasmus a settembre, quando sono arrivato in Germania. Il mio scopo era fare le ricerche necessarie per la tesi, ma entrare nelle biblioteche è stato comunque complicato.”
Non sempre però, la scelta di tornare a casa è stata immediata. Molti ragazzi, ritenendo più opportuno e sicuro proseguire gli studi all’estero, hanno preferito restare anziché mettersi in viaggio. Esperienza internazionale che è proseguita tramite la didattica a distanza.
L’università di Torino e gli atenei stranieri hanno offerto l’opportunità di completare le lezioni e sostenere gli esami online. Una cooperazione che, secondo Cozzo, non potrà che migliorare il rapporto con gli atenei esteri. “Nonostante l’emergenza, il rapporto tra le università è sempre stato improntato sulla collaborazione. Una partnership che in futuro mi sembra intenzionata a svilupparsi ancora di più. Dal 2022 entrerà in atto il nuovo piano pluriennale di accordi. Noi non abbiamo avuto nessun indizio di una restrizione degli spazi collaborativi. La prospettiva comune sembra quella di riprendere gli accordi il prima possibile”.
Un scenario guastato in parte solo dall’avvento della Brexit. L’addio del Regno Unito dall’Unione Europea avrà un impatto sul progetto Erasmus, togliendo dal circuito di mobilità gli studenti in entrata e uscita dalla Gran Bretagna. Un vuoto che sarà tamponato dalla volontà di investimento nel progetto comunitario. Il percorso di mobilità internazionale ha raggiunto negli anni una direzione condivisa anche dai governi dei paesi membri dell’Unione.
Una visione a cui partecipa anche UniTo. L’università di Torino ha trascorso gli ultimi anni non solo a far partecipare gli studenti al progetto Erasmus, ma anche nell’attrarne. Il capoluogo piemontese non era infatti indicato in passato tra le prime scelte dei giovani. Un problema limato con l’ampliamento delle collaborazioni con gli atenei stranieri. Sviluppatesi tramite la collaborazione dei docenti. Un meccanismo virtuoso che, alla maggiore dimensione internazionale dei docenti, aumenta le probabilità di costituire contatti capillari con l’Europa.
Chi sembra avere le idee chiare sono gli studenti. I ragazzi che si rivolgono al bando sono già consapevoli dei rischi a cui la pandemia mette in conto. Tuttavia, chi si presenta spera che all’avvio della propria mobilità si possa già intravedere la luce in fondo al tunnel.
Come Dario Dalpero: “Dopo un 2020 recluso in casa, l’Erasmus è una possibilità di rinascita per me. Desidero andare all’estero per tornare protagonista attivo della vita universitaria. Se vincessi il bando, cercherei di andare nel secondo semestre, per evitare problemi. Vivrei l’esperienza come una occasione di riscatto, che ci permetta di uscire dall’isolamento”, dice.