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Nell’Emilia colpita dal Coronavirus: norme disattese, aumentano i controlli

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Nonostante i numeri parlino di 1739 casi di positività al Coronavirus in regione (l’intera Francia ne ha contati 1784), le restrizioni contenute nel decreto di lunedì 9 marzo annunciate dal premier Conte non sembrano aver stravolto particolarmente le abitudini dei cittadini emiliani. In particolare dei reggiani: chi si aspettava strade deserte, parchi chiusi e famiglie barricate in casa è probabilmente rimasto deluso. Tanti i giovani a spasso, gli anziani alle panchine e i gruppi di ciclisti che hanno voluto approfittare della bella stagione.

Nella serata di martedì 10 marzo il sindaco di Reggio Emilia Luca Vecchi è tornato ad ammonire la popolazione: “Se da un lato abbiamo visto una crescita nella maturità dei reggiani, con gli esercizi che chiudono e una riduzione della mobilità cittadina, ancora non ci siamo per quanto riguarda zone in cui sono ancora troppe le persone che si muovono in gruppo. Mi riferisco soprattutto all’area di parco Ottavi e di via Cugini. Lo dico ai ragazzi, non è il tempo di giocare a calcio, e lo dico agli anziani che fanno le passeggiate di compagnia. Questo è il momento di sospendere le relazioni sociali se vogliamo che gli sforzi portino a una graduale inversione della gravità della crisi”.

Anche in molti comuni dell’Appennino, da Castelnovo ne’ Monti a Carpineti e Casina, gli amministratori si sono rivolti ai cittadini sui canali social scoraggiandoli ad uscire di casa.

Proprio per ottemperare alle norme ministeriali, si sono intensificati i controlli su tutto il territorio reggiano. Nelle giornate di martedì 10 e mercoledì 11 marzo una cinquantina di agenti della Stradale hanno vigilato sulle principali arterie stradali, ai caselli autostradali, in stazione e ai confini provinciali. Circa 200 le auto fermate, 7 i denunciati. Due i reati contestati per chi si mette alla guida senza un valido motivo: il primo è l’inosservanza di un provvedimento dell’autorità in tema di pubblica utilità, il secondo (se l’autocertificazione presentata risulta mendace) è la falsa attestazione a pubblico ufficiale.

E dopo i primi decessi nella zona (6 in totale fino ad oggi, martedì 11 marzo) la necessità di evitare ogni tipo di assembramento è salita ulteriormente. “C’è un numero elevato di cittadini asintomatici – ha proseguito il primo cittadino – che non sanno se hanno il Coronavirus e non possono fare il tampone. Se stanno in casa guariscono e non contagiano, se escono fanno un danno alla salute collettiva. Intensificheremo i controlli e, se necessario, scatteranno le sanzioni”.

A Reggio sono state sospese le visite e le prestazioni delle Case della salute e dei poliambulatori ospedalieri. Fermi anche i test Hpv, le mammografie e gli esami di sangue e feci. Chiuse infine le agende del Servizio di igiene e sanità pubblica per i vaccini e le certificazioni. La richiesta di informazioni sulla nuova calendarizzazione da parte dei cittadini potrebbe portare ad un assalto dei punti Cup e Saub, che garantiranno così l’apertura di una sede per ogni distretto della provincia. Per lo stesso motivo rimarrà aperto anche un solo centro di prelievo per ciascun distretto, a vantaggio esclusivo delle donne in gravidanza e dei pazienti oncologici.

Anche la Prefettura ha adottato provvedimenti per blindare la città contro il Coronavirus. Chiusi temporaneamente al pubblico l’Ufficio cittadinanza, gli sportelli per l’immigrazione, il Nucleo operativo tossicodipendenze e l’Ufficio legalizzazioni. E con l’ulteriore decreto di mercoledì 11 marzo, sono sospese tutte le attività commerciali al dettaglio, le mense, i parrucchieri e i centri estetici. Non saranno consentite corse al parco e sport all’aperto. Anche il cane potrà essere portato solo nelle vicinanze della propria abitazione e per un tempo limitato. Non ci sono più scuse, anche i reggiani dovranno adeguarsi.

Dal nostro corrispondente FEDERICO CASANOVA

Per l’emergenza coronavirus la redazione di FuturaNews si è organizzata per lavorare diffusa sul territorio di appartenenza degli studenti giornalisti praticanti del Master Giorgio Bocca, che ha attivato la formazione a distanza.
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