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Emergenza Coronavirus, decreto firmato da Conte: stop anche alla Serie A

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Il tempo per rimandare, annullare e posticipare è finito, è arrivato invece il momento di fermarsi, anche sui campi di calcio. Il campionato di Serie A 2019/2020 è sospeso, insieme a tutto il Paese. Questa è la decisione contenuta all’interno del decreto firmato  ieri sera 9 marzo dal premier Conte per l’emergenza Covid19. Le serie A, B e C e tutti i tornei calcistici nazionali vanno in pausa. Non solo il calcio, ma anche il resto dello sport italiano è sospeso per le prossime settimane. Fanno eccezione gli eventi sportivi organizzati da enti internazionali come la Uefa: Champions ed Europa League, ad esempio, si giocheranno regolarmente a porte chiuse. Le squadre italiane impegnate in campo saranno Inter (contro il Getafe), Roma (contro il Siviglia), Juventus (contro il Lione), Atalanta (contro il Valencia) e Napoli (contro il Barcellona). Il decreto, in vigore da oggi 10 marzo, durerà fino al 3 aprile, con l’annullamento dei weekend del 13-15 marzo e 22-24 marzo.

“Tutto è in bilico al momento, – riferisce Filippo Conticello, giornalista della Gazzetta dello Sport – ipotizzando una situazione che vada a migliorare dal punto di vista medico-sanitario, materialmente non ci sarebbe lo spazio per completare il calendario precedente. La Federazione Italiana sta, quindi, premendo sulla Uefa per modificare il campionato europeo e posticipare quello italiano, concludendolo. A fine stagione è necessario consegnare una lista con squadra vincitrice, squadre in Champions League, in Europa League e retrocesse. Non c’è, ad oggi, una norma che stabilisca come comportarsi in caso di cessazione di campionato il 3 aprile. Considerando la fotografia dell’ultima classifica ci si esporrebbe ad una serie di ricorsi, soprattutto delle squadre che sarebbero costrette a retrocedere. Per quanto riguarda le competizioni internazionali non è escluso, poi, che sarà necessario trovare un campo neutro fuori dal territorio nazionale”.

Se da una parte, quindi, si tenterà il possibile per non cessare il campionato di Serie A 2019/2020, dall’altra si dovrà guardare all’andamento del Coronavirus che ad oggi, 10 marzo, conta più di 9mila casi totali in Italia, tra positivi, guariti e vittime. Se, come si auspica ci sarà una diminuzione della diffusione del contagio, dopo il Dpcm firmato dal Presidente del Consiglio che considera l’Italia come zona unica protetta, si potrà iniziare a fare ipotesi più concrete. Ora come ora regna il caos.

“Si è cercato di portare avanti il più possibile lo spettacolo di una manifestazione – continua Conticello –  che porta con sé interessi economici enormi, ma ora non è più possibile farlo. Era necessario che anche lo sport si arrendesse all’evidenza dell’emergenza e facesse un passo indietro”. Un passo indietro arrivato dopo non pochi tira e molla, tra match rinviati, cancellati, e diverse polemiche. La Lega aveva deciso inizialmente per la programmazione a porte chiuse delle cinque partite della 26° giornata (Juventus-Inter, Milan- Genoa, Parma-Spal, Sassuolo-Brescia e Udinese-Fiorentina). Successivamente si è optato per il rinvio al 13 maggio, per poi ipotizzare ad una riorganizzazione del derby d’Italia per lunedì 6 marzo. La scelta definitiva è ricaduta su domenica 8 marzo, tutte e cinque i match a porte chiuse, e Juve-Inter alle 20,45.  Le polemiche non hanno accennato a placarsi: nei giorni prima del recupero lo stesso ministro dello Sport Vincenzo Spadafora aveva chiesto di sospendere il campionato, portando il Presidente della Figc Gabriele Gravina a convocare un Consiglio Federale straordinario per oggi, martedì 10 marzo.

L’Associazione Italiana Calciatori, guidata dall’ex calciatore Damiano Tommasi  aveva scritto una lettera al Premier Conte, per discutere la possibilità di scioperare nelle giornata dell’8 e del 9 marzo in seguito all’evoluzione della situazione di emergenza.  Questo avrebbe provocato il ritardo del fischio d’inizio della partita Parma–Spal, posticipata dalle 12,30 alle 13,45,  al seguito della quale tutti i match si sono svolti regolarmente e la protesta è rientrata.

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Al momento, oltre alle Olimpiadi di Tokyo 2020, sono un interrogativo anche gli Europei 2020, che dovrebbero iniziare il prossimo 12 giugno con la partita inaugurale proprio all’Olimpico di Roma: 24 nazionali in competizione tra fino al 12 luglio (finale a Wembley) e un torneo per la prima volta itinerante tra 12 città europee: Baku, Copenhagen, Monaco di Baviera, Londra, Dublino, Roma, Amsterdam, Bucarest, San Pietroburgo, Glasgow, Bilbao, Bucarest. Le Federazioni spingeranno per posticipare la competizione, ma al momento rimane tutto sospeso. Inevitabilmente legato a ciò che succederà nelle prossime settimane.

VALERIA TUBEROSI