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Torino, meno sfratti ma il disagio abitativo resta critico

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Di oltre 16 mila alloggi necessari per soddisfare il fabbisogno di case popolari a Torino, sono in tutto 2370 quelli che il Comune è riuscito ad assegnare con l’ultimo bando dal 2012 ad oggi. Solo il 16% delle famiglie che ha fatto richiesta ha potuto dunque ottenere una casa. A dirlo sono i dati dell’Osservatorio sulla condizione abitativa di Torino relativi all’anno 2017 presentati il 27 febbraio alla Commissione comunale sanità e servizi sociali. Numeri che fotografano una situazione critica in cui il divario tra le case disponibili e le famiglie in difficoltà resta enorme. Nell’ultimo anno sono diminuiti di oltre 100 unità rispetto al 2016 anche gli alloggi affittati tramite Locare, l’iniziativa del Comune che prevede un canone concordato tra affittuario e proprietario con il sostegno dei fondi regionali e comunali. Unici dati positivi, la riduzione degli sfratti del 23% nel 2016 e delle domande di emergenza abitativa che nel 2017 sono state in tutto 905, di cui 712 causate dagli sfratti. Di queste però solo il 28% ha avuto un esito positivo con l’assegnazione di una casa.

“Torino non è in grado di dare una risposta all’enorme domanda di alloggi” ha commentato il consigliere comunale del M5s Damiano Carretto, presidente della Commissione urbanistica. Concorde la consigliera del Pd Elide Tisi, vicepresidente della Commissione sanità e servizi sociali che ricorda come la battaglia per ottenere un piano casa a livello nazionale che aiuti le grandi città a fronteggiare l’emergenza abitativa, vada avanti da tempo. “Un’emergenza che è tornata con la crisi economica. Le forze politiche hanno scelto negli anni scorsi di indirizzare le risorse per incentivare l’acquisto della prima casa piuttosto che investire nell’ edilizia popolare. Con la crisi però il quadro è cambiato e molti di quelli che hanno comprato un appartamento non sono più stati in grado di pagare il mutuo” ha spiegato Tisi. “Prima le case popolari erano un luogo di passaggio per famiglie che dopo riuscivano a stabilizzarsi economicamente. Oggi il panorama è cambiato, si resta nelle case fino alla morte” racconta l’assessore al welfare Sonia Schellino che sulla diminuzione degli sfratti spiega: “Si sono ridotti perché molti sono stati già eseguiti negli anni precedenti, ma anche perché numerose famiglie, principalmente straniere, si sono trasferite”.

A far discutere è poi la presenza di numerosi immobili vuoti in città il cui numero però, secondo l’Osservatorio, è impossibile da stimare in maniera precisa. “Bisognerebbe incrementare la voglia dei proprietari di affittare gli appartamenti dando una garanzia come Comune” ha proposto Viviana Ferrero del M5S. Uno dei problemi emersi è infatti la paura dei proprietari che affittano case alle famiglie in condizione di fragilità di non ricevere i pagamenti mensili. Per questo il Comune ha avviato il piano Locare che garantisce a chi affitta gli immobili alcuni incentivi e un anticipo sui pagamenti. Un’iniziativa che secondo la Commissione sanità e servizi andrebbe ulteriormente pubblicizzata. Lo scorso anno però il ritardo nell’erogazione dei fondi della Regione Piemonte ha fatto perdere più di 100 alloggi affittati. Sapere che i soldi arriveranno non dopo qualche mese ma dopo un anno ha scoraggiato molti proprietari ad aderire al programma.

Su un punto concordano le forze di maggioranza e opposizione in Comune: la città da sola non può far fronte al problema della mancanza di alloggi, è necessario un intervento a livello statale, anche di sostegno alla locazione. Un tema che però non sembra centrale nell’agenda delle forze politiche. “Ognuno di noi si faccia carico di portare la questione sul tavolo nazionale” ha concluso il consigliere Francesco Tresso di Lista civica per Torino. Intanto è stato avviato dal Comune il nuovo bando per l’assegnazione delle case popolari aperto fino all’11 maggio.

LUCREZIA CLEMENTE

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