Embraco rifiuta la proposta di governo e sindacati. L’azienda del gruppo Whirlpool non ritirerà i 500 licenziamenti nello stabilimento di Riva di Chieri. Si chiude così, prima ancora di cominciare, il tavolo delle trattative previsto per oggi, 19 febbraio, a Roma nella sede del Ministero dello sviluppo economico. Un pugno di ferro dell’azienda che ha deciso di delocalizzare la produzione in Slovacchia. “Probabilmente il peggior caso di una multinazionale che dimostra totale irresponsabilità nei confronti dei lavoratori e totale mancanza di rispetto nei confronti del governo, ne prendiamo atto e agiremo di conseguenza” ha commentato a caldo il Ministro dello sviluppo Carlo Calenda. L’accordo messo sul tavolo dal governo prevedeva infatti il ritiro dei licenziamenti e la cassa integrazione degli operai. Un passo necessario per avviare il piano di reindustrializzazione dello stabilimento e aprire la strada a nuovi investimenti.
“Adesso non incontrerò più questa gentaglia irresponsabile” ha attaccato Calenda. Il ministro aveva minacciato una guerra a Embraco già al termine dell’ultimo vertice in prefettura a Torino con i legali dell’azienda e i sindacati. La prossima mossa sarà quella di rivolgersi alla commissaria per la concorrenza dell’Unione europea Margrethe Vestager per verificare che non ci siano irregolarità nell’accordo tra Embraco e il governo della Slovacchia.
Intanto non si arresta la protesta dei lavoratori. Un corteo è partito questa mattina dalla sede dell’azienda arrivando fino alla rotonda di Riva di Chieri sulla statale che collega Asti a Torino. La situazione per gli operai resta critica e se entro il 25 marzo non si troverà una soluzione alternativa i licenziamenti diventeranno esecutivi.
LUCREZIA CLEMENTE