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Elezioni universitarie 2017, l’astensionismo è il vero vincitore

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di David Trangoni ed Emanuele Granelli (ha contribuito Armando Torro)

Oggi e domani si vota, ma se andrà come negli anni precedenti, meno di uno studente su dieci andrà a votare. Nel 2015, ad esempio, l’affluenza media alle elezioni dell’Università di Torino è stata inferiore all’8% degli aventi diritto, circa 67 mila studenti.
In ballo ci sono il rinnovo parziale del Senato accademico, degli organi di controllo (Consiglio di amministrazione, Comitato unico di garanzia, Assemblea regionale degli studenti per il diritto allo studio universitario, Comitato universitario per lo sport) e dei consigli delle Scuole, di dipartimento e di corso di studi, ma nonostante si tratti degli organi di governo e di controllo dell’ateneo, difficilmente questo sembra potrà incidere sulla partecipazione.

Due anni fa si era votato per le stesse istituzioni e, come mostrano i dati, l’affluenza era stata ugualmente scarsa. Per gli organismi di controllo non si era andati oltre il 7,77% degli aventi diritto, mentre per il Senato accademico il risultato massimo era stato il 10,69% registrato nel collegio n°3, quello comprendente i dipartimenti di area scientifica. In generale l’astensionismo era stato direttamente proporzionale alla grandezza dei dipartimenti e dei corsi di studio, con rare eccezioni. Esaminando i numeri del 2015, si nota come nelle aree di studio scientifiche si sia registrata una maggiore affluenza, mentre gli studenti delle discipline umanistiche e di area economico-giuridica hanno pressoché disertato ogni consultazione.

 

 

Secondo gli studenti che sono invece attivi sul fronte della politica universitaria, le ragioni di questo disinteresse si possono rintracciare nella generale disaffezione per la politica. Benedetto Bonfanti, responsabile di Obiettivo Studenti, uno dei movimenti più forti in campo in queste elezioni, pensa che questo l’astensionismo alle consultazioni universitarie «sia uno dei sintomi dell’allontanamento dei giovani dalla vita politica».
«Quest’anno comunque gli studenti mi sembrano più informati sulle elezioni» prosegue Bonfanti «sanno che ci sono, per cosa si vota. Certo, sui contenuti dei programmi vedo molta disinformazione, anche se si possono trovare ovunque».

Poca voglia di informarsi, poca voglia di partecipare sembrano essere le caratteristiche delle consultazioni studentesche. In passato, anche negli anni con più votanti, l’affluenza non ha mai superato il 14-15%. Quest’anno gli iscritti nelle liste elettorali sono 70586, ma non si attendono risultati strabilianti. Alessandro Zianni, portavoce di “Studenti indipendenti”, con il sorriso sulle labbra, fa notare che «dalla sede del comitato elettorale passano molte persone, oltre 50 ogni giorno, ma forse perché abbiamo messo il fornetto a microonde. A parte gli scherzi, è vero che i giovani sono distanti rispetto a certe questioni, però non smettiamo di lavorare, perché ogni voto in più è un passo avanti».

Da qualche giorno un grande striscione pende dalle finestre di Palazzo Nuovo e recita “L’Università pubblica è nelle tue mani”: quasi un appello per smuovere gli animi negli ultimi giorni utili. Di sicuro con l’avvicinarsi del voto, salgono le tensioni. La scorsa settimana al Campus Einaudi c’è stato un incontro ravvicinato tra gli studenti di destra del Fuan e quelli di sinistra del Cua, sostenuti dagli Indipendenti. Parole grosse, cori, qualche insulto: tutto nella norma a quanto dicono gli studenti del campus, abbastanza indifferenti alla contesa.

La disaffezione, infatti, è il sentimento dominante. Alle domande di Futura, poste agli studenti fuori da alcuni dei poli universitari cittadini, le risposte sono pressoché univoche: molti non sanno che ci sono le elezioni, non conoscono i programmi o pensano di andare a votare.

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