Tornano i Fridays for Future. Dopo oltre 3 anni dal primo sciopero globale per il clima – risalente al 15 marzo 2019 – a Torino, come in molte altre città italiane, i giovani scendono nuovamente in piazza in difesa dell’ambiente.
Il corteo torinese della mattina di oggi, venerdì 25 marzo, è partito da piazza XVIII dicembre, davanti alla vecchia stazione di Porta Susa, alle 10. Tantissimi gli studenti, ma non solo: tra la folla erano presenti anche bambini e bambine delle scuole elementari (insieme ai loro insegnanti), attivisti di vario genere e molti curiosi.
“Guerra e crisi climatica sono strettamente legate: effetto serra vuol dire effetto guerra”, fa sapere l’associazione Fridays for Future Italia, che ha indetto la manifestazione a livello nazionale. “I paesi di tutto il mondo stanno finanziando questa guerra: l’Unione europea ha pagato 15 miliardi di euro alla Russia dall’inizio della guerra in Ucraina, attraverso l’acquisto di combustibili fossili. Un pianeta più caldo di 2, 3, 4 gradi è un pianeta in cui saremo costretti a lottare per le scarse risorse rimaste e questo si vede già oggi nel Sahel, dove numerose guerre per l’acqua hanno originato conflitti che sono poi degenerati”.
“Siamo qua per lottare per la giustizia riguardo all’ambiente, perché non veniamo ascoltati”, spiega Francesca, una studentessa. “Sono tre anni che manifestiamo ma non c’è stato tanto cambiamento. I piccoli cambiamenti individuali sono importanti, però contano fino a un certo punto: se non avviene un cambiamento dall’alto non cambierà mai niente. Poi, ovviamente, quello che possiamo fare nel piccolo, dobbiamo farlo”.
La sua voce si aggiunge a quella di Gerardo Garuto, rappresentante del giornale autofinanziato “La Comune” di Torino: “Noi dobbiamo mostrare in tutti i modi il sostegno alla gente comune in Ucraina. Smettere di pagare i russi e la loro guerra sarebbe fondamentale. Rinunciare a qualche comfort può essere un segnale per la gente che in questo momento è sotto alle bombe. Grazie ai Fridays ci stiamo rendendo conto che il problema dell’ambiente si lega indissolubilmente con quello della guerra. La logica bellica degli stati è la stessa con cui stanno continuando a distruggere l’ambiente: una logica predatoria”.
Numerosissimi gli striscioni e gli slogan presenti: da “Effetto serra, effetto guerra” a “Ci siamo rotti i polmoni”, “Andiamo in bici, tanto la benzina non possiamo permettercela”, “Ma se il ghiaccio si scioglie, come lo ‘famo’ il mojito?!”. Il tutto accompagnato dalla musica delle casse a bordo del furgoncino a capo del corteo.