La testata del Master in Giornalismo “Giorgio Bocca” di Torino

Educazione digitale unica arma contro le fake news

Da quando Donald Trump ha vinto le elezioni americane, il dibattito sulle fake news è decollato. Ma nel panel dedicato alle bufale non si è parlato tanto della loro esistenza, ma dei danni reali che possono provocare e dei processi che innesca una rappresentazione alternativa della realtà. Quello che è emerso è che, con lo sviluppo del digitale e dei social media, le persone tendono ad avere atteggiamenti polarizzati rispetto alle notizie: o parteggiano per i complotti o per la scienza.

La rete sociale si spezza in due e crea due comunità contrapposte e non dialoganti. “Se i media confezionano una notizia sensibile alla polarizzazione, allora le persone tenderanno a polarizzarsi ancora di più” dice il sociologo dell’Università di Urbino Giovanni Boccia Artieri. In questo modo, la polarizzazione diventa problematica quando può essere utilizzata come leva per spingere una comunità da una parte o dall’altra. In più, scatena un effetto collaterale: chi crede alla cospirazioni non consulta siti di debunking, anzi il lavoro di alcuni smascheratori di bufale rafforza le convinzioni complottiste. Quindi il debunking, il mezzo più naturale per cercare di intaccare l’echo chamber avversa, non è efficace, anzi peggiora la situazione.

Ma come ci si può difendere dalle fake news? La ricetta è una corretta cultura dell’informazione, anche se è un processo lungo e complesso, considerando il cambiamento della gerarchia dell’autorevolezza. Secondo Trust Barometer, il 64% delle persone ritiene più credibile il passaparola rispetto alla stampa e il 55% si fida più delle persone rispetto alle istituzioni. “Contro le fake news la scuola ha un ruolo fondamentale nella crescita di cittadini più responsabili” evidenzia il debunker David Puente, sottolineando però che anche gli stessi professori possono imbattersi in bufale e diffonderle inconsapevolmente.

Al momento, quindi, un rimedio alle fake news non c’è, non esiste un algoritmo in grado di bloccarle. L’unico strumento utile a migliorare la situazione è un forte investimento nell’educazione digitale, in grado di incanalare i fatti verso una narrazione corretta e rispondente alla realtà.

Emanuele Granelli
Romolo Tosiani