Si sono radunati in 80 davanti alla Regione per il secondo appuntamento della protesta dei 1800 studenti universitari Edisu rimasti senza borsa di studio. Persone che rientrano nei parametri per ricevere un aiuto economico e per questo sono state confermate come idonee, ma che adesso si trovano a mani vuote per mancanza di fondi. Rappresentati da Cambiare Rotta, un’organizzazione giovanile comunista, si sono radunati studenti sia italiani sia stranieri. I 1800 universitari rimasti a secco sono solo il 10% di tutti gli aventi diritto alla borsa di studio, “ma si tratta di persone con un Isee molto basso – spiega Chiara di Cambiare Rotta – per cui ogni centesimo fa la differenza. C’è una ragazza fuori sede che ha un reddito di 7 mila euro, per intenderci”. Tutti studenti a cui questi aiuti economici erano stati già promessi, nel momento in cui sono risultati idonei al ricevimento delle borse di studio.
Più larghe le fasce Isee
“Anche il nostro ente sta facendo i conti con l’aumento dei costi” ha risposto qualche giorno fa agli studenti il presidente Edisu Alessandro Sciretti. Nonostante il caro prezzi, però, Edisu quest’anno ha deciso di allargare le maglie degli aventi diritto, spostando il tetto massimo dell’Isee da 23,6 mila euro a 26,3. Un rialzo che supera, seppur di poco, l’innalzamento della soglia massima Isee stabilita dal governo per far fronte all’inflazione (+2 mila euro, mentre Edisu ha allargato di 2,7 mila). “A Edisu servono 100 milioni di euro per coprire tutte le borse di studio, eppure ha chiesto un minimo di 85 milioni fino a un massimo di 100 – dice Sebastiano di Cambiare Rotta, anche lui tra gli idonei esclusi dai fondi -. Ovviamente è arrivato il minimo dei fondi, quindi adesso alcuni studenti sono rimasti allo scoperto. Ci hanno presi in giro”.
L’accusa: “Sono scelte politiche”
“Com’è possibile che siamo sempre senza soldi ma poi per le spese militari invece non mancano?”, chiedono gli studenti al megafono. L’accusa è che si tratti di una scelta politica, una “scelta per far studiare solo chi ha già i soldi per farlo”. Poi, l’attacco agli assessori regionali Chiara Chiorino (istruzione) e Andrea Tronzano (bilancio): “Hanno detto che i soldi arriveranno – dice ancora Sebastiano –. Siamo contenti che il presidente Sciretti sia stato costretto ad alzare la cornetta, ma non basta: siamo appesi a un filo”. Poi l’attacco al presidente Sciretti: “Quando gli scorsi giorni ci ha ricevuti se n’è andato a metà incontro perché non sapeva rispondere alle nostre semplici domande”, conclude Sebastiano.
La paura per il futuro
“Ci rubate il futuro e noi rispondiamo studiando e cercando di riprenderci ciò che ci è stato tolto – raccontano al megafono -. Ma oggi non riusciamo più a fare la spesa, ad acquistare i libri di testo e a pagare i mezzi di trasporto pubblici. Molti di noi lavorano come camerieri o come rider. Non siamo ideologici, non abbiamo alternative”.
La crisi della comunità internazionale
Tra i più colpiti ci sono gli studenti stranieri. Ahmad Khatibi racconta di essere arrivato due mesi fa e di essersi iscritto alla magistrale di ingegneria meccanica del Politecnico di Torino. “La mia famiglia ha venuto la casa per permettermi di studiare qui – dice – adesso faccio l’artista di strada quando posso, ma non mi basta per sopravvivere”. Ahmad è venuto in Italia con la promessa di ricevere 7,5 mila euro di borsa di studio. “Non posso chiedere altri soldi alla mia famiglia. Se la situazione non si risolve, sarò costretto a mollare l’università e andare a lavorare da qualche parte, magari in Spagna. Ma adesso tengo duro sperando che la borsa arrivi. Spero di non dover tornare a casa in Iran”.