Borse di studio Edisu, nuova protesta degli studenti. Nonostante l’invio della prima tranche di assegni negli scorsi giorni, a più di qualcuno non è ancora arrivata per via dei lunghi tempi di attesa delle transazioni bancarie. E poi perché ci sono ancora 1919 studenti (i cosiddetti “idonei non assegnatari”) rimasti scoperti almeno fino a marzo.
Così, un centinaio di manifestanti si è radunato di fronte al Grattacielo della Regione per chiedere certezze. Hanno piantato tende e c’è chi si è incatenato davanti all’ingresso. Vogliono rimanere lì finché non avranno risposte. Quando verranno coperti tutti dalla borsa di studio? Quando verrà effettuato il bonifico anche per i 1919 rimasti indietro? Sono queste le domande che rimbalzano più di frequente tra loro. “Se siamo noi a dover pagare le tasse, anche per un solo giorno di ritardo ci viene aggiunta una mora di almeno 50 euro – dice Beatrice di Studenti Indipendenti -. Loro invece possono prendersela comoda nascondendosi dietro le complicanze della burocrazia”.
Gli affitti
Per molti, ricevere le borse a gennaio è già tardi. Il problema principale sono gli affitti. Secondo Beatrice, una soluzione potrebbe essere “considerare tutti i posti vuoti nelle residenze, i comunque pensare a soluzioni alternative per aiutare gli studenti. Perché per gli affitti non sono ammessi ritardi”. Qualcuno aggiunge: “Se entro novembre non hai un contratto di affitto, vieni considerato uno studente pendolare e la borsa di studio viene conteggiata diversamente”, spiegano gli studenti. Protesta anche chi non è fuori sede: “Io posso appoggiarmi ai miei genitori, ma chi abita in altre città come fa?”.
Gli studenti internazionali
La preoccupazione è per gli studenti internazionali, la categoria di gran lunga più a rischio. Non solo per la questione affitti, ma anche per la difficoltà a trovare lavoro. “Anche un semplice bar mi chiede almeno il B2 di lingua italiana – spiega Pegah, una ragazza iraniana iscritta all’Università di Torino -. Ho caricato il mio curriculum vitae su alcuni siti internet per cercare lavoro, ma è difficile per via dell’ostacolo della lingua. Non ho alternative”. La situazione più critica è per gli studenti iraniani. “Se torno a casa sono costretto a fare servizio militare per due anni – dice Meead, un altro studente iraniano -. Questo significa mandare all’aria il percorso universitario”.
L’incontro con l’assessora Chiorino
Poco prima che uno studente si incatenasse davanti al Grattacielo, è scesa l’assessora regionale all’Istruzione Elena Chiorino per parlare agli studenti. “Abbiamo mantenuto le promesse fatte – ha detto – i bonifici sono stati effettuati martedì”. E i 1919 rimasti fuori? “Non abbiamo mai detto che sarebbero arrivati adesso. Saranno aggiunti con le nuove variazioni di bilancio”. Gli studenti replicano: “Non è sufficiente, ci sono persone a rischio sfratto”.