La pubblicazione del Rapporto Ecomafie 2021 sui reati a sfondo ambientale e del Rapporto Mal’aria sulla qualità dell’aria, pubblicati questa settimana da Legambiente, offrono un quadro poco roseo della situazione di Torino e del Piemonte.
Il capoluogo piemontese è infatti la terza città più inquinata d’Italia, con una concentrazione media annuale di PM10 (le particelle inquinanti presenti nell’aria) di 31 microgrammi per metro cubo, a parimerito con Brescia, Lodi, Mantova e Modena. Livelli alti più di due volte rispetto a quelli di guardia stabiliti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, fissato a 15 microgrammi per metro cubo. Peggio di Torino fanno solo Milano e un’altra città del Piemonte, Alessandria, che con 33 mg/mc risulta così la città più inquinata d’Italia. Ma è una rilevazione dalla quale non si salva nessuno: dei 102 capoluoghi di provincia italiani infatti, nessuno rispetta i parametri fissati dall’OMS, e ben 17 superano di almeno il doppio il livello di guardia dei valori di PM10.
Il report è stato realizzato da Legambiente nell’ambito della campagna Clean Cities, in cui si fa il bilancio sulla qualità dell’aria in città confrontando il valore medio annuale di PM10, PM2.5 e NO2 (inquinamento da biossido d’azoto) con i parametri suggeriti dall’OMS, ovvero una media annuale inferiore a 15 mg/mc per il PM10, 5 mg/mc per il PM2.5 e 10 mg/mc per l’NO2. “Servono scelte impopolari per invertire la rotta”, ha dichiarato il presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani. “Il tema dell’inquinamento atmosferico – continua Ciafani – deve essere affrontato in maniera trasversale e integrata con azioni efficaci, incisive e durature con misure integrate messe in campo dal governo nazionale, da quelli regionali e comunali. Da qui ai prossimi anni, per accelerare la transizione ecologica sarà centrale adottare misure che puntino davvero sulla mobilità sostenibile, elettrica, intermodale, di condivisione ripensando anche gli spazi urbani e da questo punto di vista saranno importantissimi le risorse del PNRR. Sarà inoltre rilevante puntare anche sull’efficientamento energetico e bloccare la commercializzazione dei veicoli a combustione interna al 2030”.
Numeri preoccupanti anche sul versante dei reati ambientali: il rapporto Ecomafia 2021 segnala che nel 2020, nonostante lo scoppio della pandemia di Covid-19, in Piemonte sono stati segnalati 1326 reati ambientali, risultando la nona regione più colpita dal fenomeno, che ha registrato un aumento in tutta Italia, con una media di 95 reati al giorno, circa 4 ogni ora. Numeri ancora più preoccupanti quelli che riguardano l’illegalità del ciclo dei rifiuti, dove il Piemonte si aggiudica tristemente la quinta posizione, con 569 reati accertati, il 6,8% del totale nazionale.
“Più che fermare le attività illegali, la pandemia ha fermato i controlli”, dichiara Giorgio Prino, Presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta. Se nel 2020 infatti i controlli sono diminuiti del 17%, i crimini ambientali sono aumentati del 12%, e del 14% gli arresti per ecoreati. “Il fatto che nemmeno l’emergenza pandemica sia riuscita a fermare le ecomafie è allarmante. Ora va scongiurato in ogni modo il rischio di infiltrazioni ecomafiose nei cantieri del Pnrr adibiti alla transizione ecologica”.
Prino chiede anche misure strutturali per contrastare il problema dell’inquinamento atmosferico: “Se nel 2021 si era registrato un leggero miglioramento, ora siamo tornati a livelli da maglia nera, a dimostrazione che si è trattato di una semplice contingenza. Servono norme più stringenti, unite a un forte potenziamento dei trasporti pubblici, con investimenti sui mezzi e sulle ferrovie per ridurre la circolazione delle auto”.