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Doppia preferenza in Piemonte:”Una legislatura in fumo, ora basta”

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L’equilibrio di genere nella politica è un tassello nel grande mosaico – ancora da comporre – delle pari opportunità uomo-donna. La legge 20 del 2016 impone ai consigli regionali di garantirle tramite la doppia preferenza, ma il Piemonte è in ritardo. Un ritardo ingiustificabile, secondo la consigliera di parità in carica della Regione Piemonte, Anna Mantini: “So che c’è stata un’opposizione trasversale per modificare la legge elettorale e non adeguandoci abbiamo sprecato sei anni di talenti femminili che avrebbero potuto essere messi a disposizione della nostra comunità”.

La carica che ricopre Mantini ha una funzione di garanzia e consultiva e il suo margine di intervento è ridotto: “Posso esprimere il mio disappunto – prosegue – ma purtroppo non posso intervenire sul processo decisionale quando, peraltro, è governato per la maggior parte da uomini”. Il consiglio regionale piemontese, infatti, conta otto donne su 51 componenti. Per la consigliera è il sintomo del fatto che “i privilegi non si abbandonano spontaneamente, ma bisogna strapparli via lottando. Come sempre, quando si tratta di donne”.

Mantini ricorda che le minacce alle misure che garantiscono l’equilibrio di genere sono frequenti e critica anche il meccanismo della doppia preferenza in vigore per le elezioni della Camera e del Senato. La normativa prevede, nei collegi plurinominali, la possibilità di più candidature per un massimo di cinque: “è chiaro che se una donna entra in più collegi dovrà scegliere, optando per quello in cui ha ottenuto più voti. In quelli non scelti, la sua candidatura viene ‘saltata’ e si passa al candidato successivo che di solito, per la regola dell’alternanza di genere, è un uomo. Certo, è una legge che vale per entrambi i sessi ma, guarda caso, si finisce sempre con una maggioranza di eletti al maschile”.

Sul caso del Piemonte, i disegni di legge di adeguamento alla normativa sulla doppia preferenza sono almeno tre: due presentati dal Pd e uno dalla Lega. Tutti chiusi nei cassetti almeno dal 2019. La commissione per la parità regionale, interpellata sulle proposte, non ha ritenuto idonea quella della maggioranza in giunta (progetto di legge n. 171 del 2021) che prevede, nel caso di annullamento della preferenza per il mancato rispetto dell’alternanza uomo-donna, un ripescaggio automatico del candidato provinciale successivo nell’ordine di elencazione progressivo della lista. “Il meccanismo, oltre a disincentivare la presenza femminile nelle istituzioni, non rispetta la volontà dell’elettore – dice Mantini – perché una cosa è annullare il voto, un’altra è attribuirlo a una persona che non è stata scelta affatto”. Una delle due proposte presentate dal Pd (la n. 12 del 2019), invece, è stata ritenuta idonea dalla Commissione, perché ricalca quanto richiesto dalla legge del 2016.

Sui tempi di approvazione della legge elettorale regionale, tutto tace. “Abbiamo sprecato un’altra legislatura – afferma la consigliera – speriamo sia l’ultima volta. L’emergenza Covid ha fatto slittare tutto, ma il ritardo è colpevole: quando si vuole, le leggi vengono approvate in tempi record. Tranne quando riguardano le donne”.

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