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Dl sicurezza: Molteni esulta, per Rossomando “manca l’urgenza”

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“Abbiamo vinto!”, il sottosegretario al ministero dell’Interno, Nicola Molteni (Lega), esordisce così al convegno organizzato oggi, 7 aprile, dal Sindacato autonomo di polizia per discutere del nuovo decreto-legge “Sicurezza”. Il testo contiene diverse misure sulle forze di polizia, sull’ordinamento delle carceri e in generale sulla pubblica sicurezza ed è stato approvato venerdì dal Consiglio dei ministri. Il decreto ha suscitato molte polemiche perché riprende parti di un altro disegno di legge di cui il Parlamento avrebbe dovuto discutere. Infatti, la conversione in dl esautora le camere dalla discussione preventiva e dalla possibilità di modificarlo. Il testo dovrà comunque essere approvato dal Parlamento entro sessanta giorni per essere convertito in legge.

“Le misure introdotte tuteleranno maggiormente i nostri uomini in servizio. Dove stava l’urgenza di fare un decreto? Basta guardarsi intorno, ci sono sempre più agenti aggrediti e che devono far fronte da soli alle spese processuali se indagati o imputati”, ha detto Molteni nel videomessaggio.

Le opposizioni però lamentano, più ancora che il merito, il metodo del governo: “Questo decreto soffoca il dibattito parlamentare. La sicurezza non dev’essere approcciata né in modo propagandistico né in modo ideologico”, ha commentato l’onorevole Chiara Appendino (Movimento 5 stelle). Dello stesso avviso anche la vicepresidente del Senato, Anna Rossomando (Partito democratico): “È un’espropriazione del ruolo del Parlamento. Quest’urgenza non si capisce, inoltre esautora anche la stessa maggioranza”.

Tra i punti più contestati del provvedimento c’è l’introduzione dell’obbligo e non più della facoltà del giudici di applicare la custodia cautelare di una donna incinta o con figli di meno di un anno di età, per quanto in un istituto di custodia attenuata e valutando prioritariamente le esigenze del minore. “Sappiamo tutti che le Icam (Istituti a custodia attenuata per detenute madri) non sono presenti in ogni territorio”, ha commentato Rossomando.

A difendere l’esecutivo è intervenuta la senatrice Paola Ambrogio (Fratelli d’Italia): “Tutto si può dire ma non che questo governo non sia intervenuto sulla sicurezza, da Caivano all’immigrazione, e questo è l’ultimo tassello di un puzzle.”

Il Sap ha espresso consenso per il decreto con il segretario generale Stefano Paoloni: “Per noi sono delle misure essenziali e speriamo che diventino legge. La norma che ci da più soddisfazione è quella sull’introduzione delle bodycam, che serviranno a tutelare noi stessi dalle denunce pretestuose”. Tra le misure che vanno incontro alle richieste del sindacato c’è anche quella sugli agenti di polizia e militari che, se indagati o imputati per atti commessi o fatti accaduti mentre in servizio, potranno continuare a lavorare e le eventuali spese legali saranno a cario dello Stato, fino a un massimo di 10mila euro per ogni fase del procedimento. Positivo anche l’inasprimento delle sanzioni per resistenza a pubblico ufficiale: “Un passo avanti per la deterrenza, dato che qui a Torino, oggi, abbiamo i professionisti del disordine, che spesso cercano l’incidente”. Per il Sindacato autonomo di polizia le misure di tutela nei confronti del personale rappresentano un primo passo verso una riforma strutturale del settore.

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