Parzialmente vero. Solo nel caso di un sisma estremamente forte potrebbe insorgere questo problema. Tuttavia, il crollo totale della diga è molto remoto.
Il Comitato Nazionale Italiano delle Grandi Dighe nel Gruppo di Lavoro ‘Comportamento delle dighe italiane in occasione di terremoti storici’ nel 2018 ha analizzato questo problema. Le valutazioni finali dello studio rivelano che le dighe italiane “hanno generalmente dimostrato un buon comportamento a fronte di eventi sismici storici rilevanti”. L’assenza di effetti di rilievo per le condizioni di sicurezza dell’opera si è riscontrata nella larghissima maggioranza dei casi «diga/sisma». In tre «casi» si sono riscontrati danni rilevanti che hanno comportato l’esecuzione di significativi interventi di ripristino. In generale si evidenzia che adeguati controlli e attività di monitoraggio consentono di riscontrare gli effetti indotti da eventi sismici e valutarne l’eventuale influenza sulle condizioni di sicurezza, riducendo il rischio di criticità.
Nonostante non ci sia una relazione diretta tra la costruzione di una diga e un terremoto, quest’ultimo può essere innescato da una diga.
Secondo l’International Rivers, network internazionale presente in quattro continenti che collabora con specialisti del settore geologico, ambientalisti e difensori dei diritti umani,
“è noto – anche se poco conosciuto dal grande pubblico – che le grandi dighe possono scatenare terremoti. La prima osservazione della possibile sismicità indotta dal serbatoio (RIS) fu notata con la diga di Quedd Fodda in Algeria nel 1932”.
Dighe e trivellazioni possono avere gravi ripercussioni sul sottosuolo. Quando l’attività umana innesca il movimento di faglie si possono verificare sismi anche gravi. In Cina il 26 maggio 2008 un terribile terremoto di 7,9 gradi della scala Richter colpì la regione del Sichuan. A provocare il movimento della faglia fu la costruzione di un’enorme diga.
Anche altri interventi dell’uomo, come l’iniezione diretta o indiretta di liquidi nelle rocce (fracking) o l’estrazione di materiale dal sottosuolo, possono provocare movimenti della crosta terrestre. Il fracking, la fratturazione idraulica di rocce poco permeabili ricche in petrolio, può causare terremoti di magnitudo 4.9.
Tuttavia in Italia non ci sono, e non ci sono mai state, operazioni di fracking attive.
Vero. Furio Dutto: “In caso di cedimento della diga verrebbero evacuate circa 100 mila persone con il coinvolgimento di tutto il quartiere di Borgo Dora”.
Il Piano di emergenza della Protezione Civile, per l’invaso idroelettrico del Moncenisio, considera questo scenario. Il Piano è stato elaborato anche secondo gli indirizzi di cui alla Circolare del Ministero dell’Interno n. 15 MI.PC. 9 del 17/6/1994. “Le caratteristiche dello scenario atteso in caso di rottura parziale o totale dello sbarramento dell’invaso in oggetto determinano il potenziale coinvolgimento di estese aree urbanizzate densamente popolate dei territori delle province di Torino, Alessandria e Vercelli. questa eventualità, caratterizzata da un basso grado di probabilità di accadimento, avrebbe comunque potenziali effetti devastanti che si rifletterebbero con particolare gravità sulla popolazione e sulle attività antropiche. Le misure di emergenza previste sono finalizzate a fronteggiare e a minimizzare gli effetti derivanti sulla popolazione”.
Vero. Furio Dutto: “In caso di alluvione il problema, però, non è tanto il crollo della diga, ma l’innalzamento del livello di invaso oltre i limiti autorizzati”.
La normativa prevede la presenza degli gli scarichi (paratoie o saracinesche) da azionare in caso di piena. L’articolo 114 del Decreto Legislativo 4 aprile 2006 n. 152 “Norme in materia ambientale”, indica che è necessario individuare “eventuali modalità di manovra degli organi di scarico, anche al fine di assicurare la tutela del corpo ricettore”. Gli scarichi sono sottoposti anche a verifiche e controlli come indica la normativa del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Nel 2016, durante le inondazioni di Pistrino, nel comune di Citerna, la saracinesca della diga sulla Sovara fu aperta per immettere l’acqua nel fiume. Se ne discusse nel corso di un Consiglio comunale del 21 novembre 2016 che aveva per oggetto l’evento calamitoso.