La testata del Master in Giornalismo “Giorgio Bocca” di Torino

Dieci anni dalla strage della Thyssen di Torino

Nella notte tra il 5 e il 6 dicembre 2007, poco dopo l’una, sette operai della linea 5 dello stabilimento torinese delle acciaierie Thyssen Krupp vengono investiti da una fuoriuscita di olio bollente, che in pochi istanti si infiamma. I soccorsi arrivano in fretta, ma non è sufficiente per salvarli.

Antonio Schiavone muore quella stessa notte in ospedale. Nei giorni successivi la stessa sorte tocca a Giuseppe Demasi, Angelo Laurino, Roberto Scola, Rosario Rodinò, Rocco Marzo e Bruno Santino.

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Il ricordo degli operai (courtesy of “Sicurezza e lavoro”)

L’unico sopravvissuto di quella notte, Antonio Boccuzzi, diventa il testimone decisivo per attribuire le responsabilità ai colpevoli. Si parla da subito di estintori scarichi, telefoni isolati, idranti malfunzionanti, assenza di personale specializzato. Alcuni degli operai coinvolti stavano lavorando ininterrottamente da dodici ore. Secondo quanto emerso nel corso del procedimento, condotto dal p.m. Raffaele Guariniello, lo stabilimento Thyssen di Torino era in via di dismissione: da tempo l’azienda non investiva adeguatamente nelle misure di sicurezza e nei corsi di formazione.

Boccuzzi rimane ancora oggi testimone per sé e per i suoi compagni morti: “Ricordo ogni istante di quella notte. Non posso e non voglio dimenticare, non sarebbe giusto – ha detto ai giornalisti -. Credo che si debba portare avanti la memoria dell’incidente, ma anche della vita nello stabilimento e di chi erano i ragazzi morti: persone che lavoravano per mantenere le loro famiglie”.

Il processo per omicidio colposo e incendio colposo, con l’aggravante della previsione dell’evento, si è concluso il 13 maggio 2016 con la sentenza della Corte di Cassazione. Confermate le condanne in appello a 9 anni e 8 mesi di carcere per l’amministratore delegato Harald Hespenhahn, e quelle tra i 6 e i 7 anni per il responsabile della sicurezza Cosimo Cafueri, i membri del comitato esecutivo aziendale Daniele Moroni, Gerald Priegnitz e Marco Pucci, e per Raffaele Salerno, responsabile dello stabilimento ormai abbandonato di corso Regina Margherita 400, dove le operazioni di bonifica non sono ancora finite.

Torino ricorda i morti della Thyssen con numerose iniziative.

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Settimane per la sicurezza

Anche quest’anno l’associazione “Sicurezza e Lavoro” ha organizzato le “Settimane della sicurezza”, un calendario di eventi per promuovere, soprattutto fra i giovani, la cultura della salute, della sicurezza, dei diritti e della prevenzione a scuola e sui luoghi di lavoro. Primo appuntamento la mattina del 6 dicembre, con la cerimonia di commemorazione al cimitero monumentale, dove sono sepolti cinque dei sette operai. Nello stesso giorno, la città presenterà il progetto per il memoriale dedicato agli operai Thyssen, un monumento a tutte le vittime sul lavoro. Le iniziative proseguiranno fino al 18 dicembre. Dal premio per la promozione dello sport fra chi ha subito un infortunio sul lavoro agli incontri nelle scuole, ma anche tornei di calcio, mostre e convegni, come quello che unisce la Thyssen all’altra grave tragedia torinese della sicurezza, il rogo del cinema Statuto nel 1983.

Dieci anni dopo, la ferita non è rimarginata. Il ricordo rimane come un monito, anche dopo che le famiglie hanno accettato il risarcimento proposto dall’azienda, evitando di costituirsi parte civile, senza mai tacere il loro dolore e la loro rabbia. Fa ancora più male sapere che mentre tutti i colpevoli italiani stanno scontando la loro pena, i due manager tedeschi sono ancora a piede libero nel loro Paese.

DAVID TRANGONI

LUCREZIA CLEMENTE