“People, planet, prosperity, peace, partnership”. La presentazione della tredicesima edizione dedicata agli otto workshop di design creati dagli studenti del terzo anno dello Iaad di Torino si è concentrata sulla regola delle cinque P, al centro dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, da raggiungere entro il 2030. “Be Brave, Design Goals” il titolo di questa rassegna creativa.
Oltre ai colleghi dello Iaad di Bologna, hanno partecipato all’evento altri istituti di formazione al design, nazionali e stranieri: si sono collegate a distanza scuole di Firenze, Roma, Milano, Parigi, Bordeaux, Ferreira e Valencia, tra le altre.
Ha aperto le danze Mariana Amatullo, docente presso la scuola Parsons di Arte e design a New York. “Il design – ha detto – deve essere una sfida eccitante per gli studenti, che dovranno essere in grado di agire sempre di più in maniera pre-fattuale”. Per inserirsi, ha spiegato Amatullo, nella logica dell’estetica e maneggiare la bellezza: “Imparare qual è il problema, è il problema”, è questo il messaggio mandato agli studenti di design.
“L’intelligenza è l’abilità di adattarsi al cambiamento”. Tom Wambeke, chief learning Innovation presso l’Itc-Ilo di Torino, ha usato una citazione di Stephen Hawking per indirizzare i giovani in ascolto. Ha chiuso il suo intervento con tre principi a cui ispirarsi. Da una parte, la serendipità intenzionale, che si raggiunge mantenendo alta la curiosità. In secondo luogo, la transdisciplinarità, fondamentale per destreggiarsi tra le difficoltà. Infine, il fallimento come primo passo per l’apprendimento.
Il progetto “Be Brave, Design Goals” dello Iaad sarà ospitato dalle Gallerie d’Italia di Torino dal 20 al 25 febbraio.