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Dentro la “zona arancione”. Ad Asti controlli soft in stazione, ingressi in autostrada liberi

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I controlli sugli spostamenti ad Asti per ora si stanno rivelando molto meno restrittivi di quanto stabilito dalla direttiva del Ministero dell’Interno. Il primo giorno tra le “aree a contenimento rafforzato” per la provincia e il suo capoluogo sembra dare un’indicazione: lo strumento migliore per rallentare la diffusione del Coronavirus era e rimane il proprio senso di responsabilità. L’ultimo bollettino diffuso dalla Regione Piemonte riferisce di 58 casi positivi al Covid-19 nell’astigiano, ma chi dopo le nuove norme introdotte dal decreto del Presidente del Consiglio dell’8 marzo temeva di non potersi più spostare all’interno o fuori dalla provincia nella giornata di oggi, 9 marzo, si è preoccupato più del dovuto. Le istituzioni locali del resto hanno dichiarato di “non voler complicare la vita” in questo senso.
Nessun posto di controllo delle forze dell’ordine ai caselli dell’autostrada che taglia Asti da est a ovest, così come agli ingressi della città. In centro, i vigili urbani riferiscono di non aver ricevuto dalla Prefettura alcuna istruzione né dotazioni specifiche: al momento, ci si affida soprattutto al senso civico delle persone a uscire di casa solo per necessità lavorative, di salute o per fare spesa.

I controlli avvengono in stazione, ma al momento senza le “canalizzazioni” e gli apparecchi “termoscan” per le verifiche rapide sullo stato di salute dei viaggiatori. La Polizia ferroviaria ferma coloro che intendono raggiungere o provengono dai treni ai binari chiedendo loro il Comune di residenza e la motivazione del viaggio. Nessuna informazione sul modulo di autocertificazione scaricabile dal web per giustificare il proprio spostamento, da presentare in caso di controllo. Solo domandando in biglietteria è stata fornita questa indicazione.

Nei supermercati più grandi, dopo gli assalti ingiustificati di domenica, il personale di sicurezza regola il numero degli accessi, con il rischio però di creare assembramenti all’ingresso per evitarli all’interno. Gli esercizi commerciali del centro sono tra i settori più colpiti dall’ultimo decreto, come testimonia Antonio, titolare di un bar-ristorante molto frequentato per colazione e pranzo, oggi deserto: “Abbiamo dovuto ritardare l’orario di apertura alle 6, anticipare quello di chiusura alle 18 e nel frattempo qui non entra nessun cliente”. Parole simili a quelle pronunciate dalle proprietarie di una piccola panetteria che alla porta ha affisso un avviso di entrare al massimo due per volta: “Se continua così non sappiamo come faremo. Non ci hanno considerato “zona rossa”, al 16 ci sarà l’Iva da pagare e da settimane gli incassi si sono ridotti”.

 LUCA PARENA

 

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