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Che paura la Torino di Dario Argento

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Piazza Cln e Villa Scott, non soltanto il Museo Egizio e la Mole, sono La Mecca degli argentiani, i fan del maestro dell’incubo. Il rapporto speciale che lega Dario Argento a Torino ha dato vita ad aneddoti, luoghi di culto e ricorrenze. Nei giorni scorsi, per l’esattezza l’11 febbraio, è caduto l’anniversario dell’uscita in sala del Gatto a Nove Code (1971), il primo film del regista girato nel capoluogo piemontese. Il sodalizio è poi andato avanti con altri sei film, tra cui Profondo Rosso.

“E’ come se tutto Profondo Rosso fosse nato tutto dall’angolo di Piazza Cln in cui Dario costruì il Blu Bar ispirandosi a un noto quadro di Edward Hopper, Nighthawks – dice Alessandro Benna, un documentarista torinese e argentiano convinto – per questo il mio documentario sulle storie e il luoghi di Profondo Rosso porta lo stesso nome del locale. Alessandro ha scoperto Dario Argento a sedici anni insieme alla musica progressive dei Goblin, autori delle colonne sonore di Suspiria e Profondo Rosso. Da allora non ha mai smesso di seguire la produzione del regista, dedicando al maestro e al suo lavoro ben tre documentari: oltre a Blu Bar, Simonetti Project, che si concentra sulla figura del tastierista dei Goblin e Argento, il racconto del regista da parte dei suoi collaboratori.

I documentari di Benna sono collegati anche al Dario Argento Tour Location. Giunto alla sua ottava edizione, il tour, che si terrà il 20 maggio, è l’occasione di visitare i set torinesi più importanti della filmografia argentiana, incontrando alcuni dei protagonisti e osservando da vicino gli oggetti di scena, come la mannaia di Profondo Rosso. Per gli argentiani, Torino è ricca di suggestioni: la Gam è l’Istituto Terzi del Gatto a Nove Code, l’Auditorium Rai compare in Quattro Mosche di Velluto Grigio, mentre Villa Scott è uno dei set più importanti di Profondo Rosso e una delle mete più interessanti per gli appassionati. “Dopo averla ristrutturata, i proprietari non danno a nessuno il permesso di entrare – racconta Benna – tuttavia la villa rappresenta una destinazione negli itinerari di chi arriva dall’estero. Qualche mese fa, ad esempio, Ligabue ha postato un selfie con la location alle sue spalle”.

Benna fa parte del team che organizza il percorso fra i set: “Io e Davide Della Nina, che ha realizzato con me i tre documentari, abbiamo conosciuto Stefano Oggiano mentre eravamo alle prese con Simonetti Project. Stefano aveva una passione privata per la ricerca delle location dei film di Argento ambientati a Torino”. L’interesse è poi diventato l’evento del tour, che Benna riprende puntualmente con la sua telecamera.

A 47 anni dall’uscita in sala del Gatto a Nove Code (mentre il 19 febbraio si è celebrato il 48mo anniversario dell’esordio di Argento al cinema con L’Uccello dalle Piume di Cristallo), il giudizio di Benna sull’operato del regista è ancora tutto sommato positivo. Tra i suoi film preferiti (insieme a Suspiria e Phenomena) c’è l’ultima opera di Argento, Dracula 3D (2012), poco amato dalla critica e dallo stesso regista. “A me invece è piaciuto nell’insieme, specialmente per la fotografia e alcune posture dei personaggi”. Alessandro non condivide il punto di vista, a dir la verità molto diffuso, di una decadenza artistica del maestro dell’incubo: “Nel tempo ho acquisito un mio punto di vista sui lavori di Argento, che mi ha consentito di capire molte delle sue scelte. D’altra parte – continua – all’estero Dario è ancora molto famoso: in Giappone viene fermato continuamente per strada, mentre ricordo incontri, in Italia, a cui non hanno partecipato più di trenta persone”.

GIUSEPPE GIORDANO

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