Cosa ci fanno un sociologo, un grande regista horror e un cinefilo a Biennale Democrazia? Parlano di zombie. E cosa c’entrano gli zombie con Biennale Democrazia? È quello che si è cercato di capire e spiegare sabato sera al Teatro Regio con Peppino Ortoleva, Dario Argento e Steve Della Casa.
Riprendendo il tema di Biennale (Uscite di emergenza), è Ortoleva a dare una prima spiegazione del perché di questo incontro: gli zombie nel mito moderno rappresentano l’emergenza, il disastro e la paura. Sono il simbolo della fine dell’uomo per come lo conosciamo. Attraverso la visione di spezzoni di vari film sugli zombie (L’alba dei morti viventi, L’isola dei morti viventi, L’ultimo uomo sulla Terra, Pride+prejudice+zombies), e infine la visione integrale con musiche dal vivo dei Goblin di Zombie – Dawn of Dead di George Romero, i tre relatori hanno condotto il numeroso pubblico attraverso miti e simbologie da riscoprire e contestualizzare.
Gli zombie sono l’incarnazione della paura del disastro, che nella storia contemporanea ha cambiato più volte aspetto, passando dalla bomba atomica al rischio ecologico al terrorismo. Non possono più essere controllati dall’uomo perché evolvendosi nella storia del cinema non sono più, dice Argento, i pupazzi guidati dallo stregone alla Bela Lugosi in White Zombie.
Sempre Argento sottolinea la differenza che c’è tra serial killer (un’altra delle paure classiche del mondo moderno) e zombie: il primo è infatti metodico, intelligente, un «furbacchione» che sa quello che fa e gioca con la polizia. Al contrario, lo zombie procede dritto per la sua strada, non ha razionalità, uccide e basta, per nutrirsi. È invece Ortoleva a porre il punto sulla differenza tra fantasma e zombie, puro spirito il primo, pura carne il secondo. La storia del cinema è piena di fantasmi innamorati (Ghost di Zucker su tutti), mentre non esistono e non possono esistere zombie innamorati o dotati di sessualità.
Il dibattito tra i tre relatori è stato incalzante e ricco di spunti. Si è discusso anche di Zombie di Romero, a cui ha lavorato anche Argento – che ha raccontato di quando con cast e troupe sono rimasti bloccati nel centro commerciale americano in cui stavano girando a causa di una tempesta di neve – cosa che ha permesso loro di sentirsi quasi come i protagonisti del film. Si è discusso di paura dell’altro, di razzismo, di critica al consumismo: tutti temi che ricorrono in Zombie. La serata si è conclusa con un re-incontro tra Dario Argento e Claudio Simonetti, frontman di quei Goblin che hanno composto e interpretato le musiche di Zombie e di Suspiria – e che sabato sera hanno suonato dal vivo le musiche del film mentre il Regio si riempiva degli zombie di Romero.