“Mio nonno era uno dei fondatori, mia mamma ha insegnato lì per 25 anni, dopo un periodo da segretaria dello storico preside Giovanni Montedonico, anche sindaco di Valparaíso e mio padrino”, racconta una docente di Arturo dell’Oro, l’istituto italiano di Valparaíso, in Cile. “Una volta questi viaggi si facevano prendendo la nave, ma partecipavano solo figli di italiani che si comportavano male durante questi viaggi”. Per questo motivo il viaggio è stato sospeso fino a 23 anni fa, quando la Società italiana d’Istruzione (Sidi), che gestisce l’istituto, e alcuni professori hanno riaperto il discorso. “In questi giorni mi ha riempito di gioia sentire i ristoratori fare i complimenti ai nostri ragazzi per la loro educazione”, conclude.
“Esprimo solidarietà al vostro Paese e alla vostra città, speriamo che si risolva tutto a breve”, dice Gianna Pentenero accogliendo i 38 liceali di Arturo dell’Oro in visita a Torino e riferendosi all’ondata di incendi che ha investito il Paese del Sudamerica. In tre settimane, gli studenti hanno girato tutta la penisola, da Palermo a Napoli, da Roma a Firenze: rimarranno in Italia ancora cinque giorni, tra Venezia e Milano, per poi tornare in Cile. L’assessora comunale al Lavoro ha ricevuto in regalo da loro una collana di lapislazzuli e ha voluto fare le sue condoglianze alle famiglie delle oltre 112 vittime degli incendi boschivi che stanno distruggendo una parte del Cile. Pentenero, un tempo assessora regionale all’Istruzione, ha spiegato agli studenti il funzionamento burocratico del territorio italiano e piemontese.
Arturo dell’Oro è uno dei tre istituti paritari del Cile (gli altri due si trovano a Santiago del Cile e La Serena), mentre i non paritari sono almeno dieci. La struttura comprende ogni ordine e grado dell’istruzione del Paese: gli studenti prenderanno la maturità cilena e poi dovranno conseguire un esame di Stato italiano. La scuola ha compiuto da poco 90 anni di storia, nato nel 1933 dall’idea di alcuni cittadini cileni con origini italiane di avvicinare la madrepatria fondando una scuola italiana, per portare avanti la storia di unione tra i due Paesi. Si fonda su un accordo italo-cileno che ha portato alla parità nel 2008 e che prevede un programma italiano, un programma cileno e un preside cittadino italiano. L’istituto è frequentato da un personale di circa 220 persone e da 1.200 studenti, dei quali un terzo ha discendenze italiane. Anche tra i docenti la maggioranza è cilena.
“Per i miei genitori la cultura italiana è molto importante, anche per il mio futuro perché sapere un’altra lingua apre molte porte”, dice una studentessa. “Mi riempie di orgoglio sentire quanto sia apprezzata la nostra storia e la nostra cultura. Forse siamo noi italiani che non ci rendiamo conto dell’importanza delle nostre bellezze”, risponde Pentenero. C’è anche chi dall’Italia parte per andare a insegnare nell’istituto: “Già dopo una settimana i ragazzi mi abbracciavano. Lì è tutto più informale e questo facilita molto i rapporti. Ci vorrebbe uno scambio più intenso con i professori”, dice un insegnante italiano.