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Crolla l’export in Piemonte, -12,7% per l’automotive

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L’export piemontese è crollato del 5.8% nel primo trimestre del 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019. Lo mostrano i dati pubblicati ieri, 11 giugno, da Unioncamere Piemonte.

Se lo scorso anno il valore delle esportazioni della regione verso l’estero ammontavano a circa 11 miliardi e mezzo di euro, quest’anno lo stesso dato si assesta 10,8 miliardi di euro.

È una perdita che mette il Piemonte all’ultimo posto tra le quattro principali regioni esportatrici italiane, dopo Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, che registrano flessioni più lievi, dal 2,4 al 3,2%, e conferma la tendenza che si era già registrata negli scorsi anni. Il Piemonte è il territorio che manifesta dinamiche più deboli.

I settori più colpiti sono quello metallurgico, che segna un -14,7% in meno, quello dei mezzi di trasporto, -12,7% e quello della meccanica, con -10,6, comparti che hanno da sempre trainato il mercato estero piemontese. Tendenza del tutto opposta registra invece l’alimentare, che ha aumentato le esportazioni dell’11,4%.

Secondo il presidente di Unioncamere, Gian Paolo Coscia, “l’emergenza da Covid-19 sta iniziando a colpire le nostre imprese. In questo primo trimestre, interessato solo in parte dal lockdown, il trend della nostra regione è peggiore di quello italiano e delle altre regioni nostre competitor. Il nostro made in Italy e il nostro made in Piemonte devono essere subito sostenuti con politiche urgenti a favore dell’internazionalizzazione, investendo in risorse economiche e progetti innovativi e ad alto contenuto tecnologico”.

Il saldo della bilancia commerciale, cioè la differenza tra import ed export, è comunque positivo per 3,1 miliardi di euro, in leggera diminuzione rispetto ai 3,3 miliardi di euro del I trimestre 2019. L’importazione di merci è diminuita del 4.9%, assestandosi a 7.7 miliardi di euro.

Per quanto riguarda le quote di export nei diversi paesi, il mercato francese e quello tedesco si confermano le destinazioni principali per le merci piemontesi e occupano rispettivamente fette del 14,5% e 13,9%, con un calo di fatturato del -4,0% verso la Francia e dell’8,2 verso la Germania. Ma i cali più forti si hanno verso la Gran Bretagna (-11,7%), anche per effetto della Brexit, la Svizzera (-26,5%) e gli USA (-13,7%).

A livello provinciale infine, chi ha patito di più la flessione dell’export è stata Alessandria, penalizzata secondo Unioncamere dalla performance del settore orafo con un -19,6%, seguita da Biella e Vercelli, mentre resistono meglio Cuneo (-3,3%), Torino (-2,4) e il VCO (-0,4).

Tra gli imprenditori, però, non tutti sono pessimisti. Uno di questi è Valter Lannutti, che possiede nel cuneese una compagnia dispedizioni, trasporti e logistica integratacon hub a Cuneo e Mondovì, otto all’estero e uno in progetto nell’ex stabilimento Michelin di Fossano, acquistato pochi giorni fa. L’imprenditore ha affermato nelle scorse ora al Corriere che non vuole che tutto torni come prima, ma anzi spera che tutto cambi. Secondo lui, tornerà l’industria sul territorio, perché “l’Italia e il Piemonte non possono essere solo consumatori e importatori di beni che arrivano dall’estero. Quel modello di commercio mondiale che si muove inseguendo i processi delle delocalizzazioni non funziona più, ci ha troppo impoverito”.

Per ora però Lannutti ha dovuto ridurre del 20% i suoi trasporti su gomma e secondo Enzo Pompilio D’Alicandro, direttore di Sito Logistica e titolare di Mole Logistica all’interporto Sito di Torino, l’export è calato del 40% dei movimenti, sia su strada che su ferrovia.

JACOPO TOMATIS

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