Se è vero che, per citare Bob Kagan, “l’America viene da Marte, l’Europa da Venere”, nella crisi ucraina quest’ultima dimostra di aver ancora bisogno di un mediatore culturale. Gli ultimi sviluppi dal fronte hanno evidenziato nuovamente come Unione Europea e Federazione Russa parlino due lingue completamente diverse: cooperazione e regole contro forza e potere. Le due visioni possono incontrarsi – a patto che ci sia un interprete. Gli Stati Uniti, appunto, la cui deterrenza muscolare in risposta alla minaccia russa ha consentito l’apertura di canali diplomatici di stampo più “europeo”. Soppiantando però l’Europa stessa.
L’intelligence come organo di propaganda
Particolarmente innovativo è l’utilizzo dell’intelligence come arma di comunicazione. Seppur rischiosa, la scelta di rendere note le previsioni di un’invasione russa il 16 febbraio ha reso la profezia vera nelle sue conseguenze, sostanziate in una mobilitazione sociale, politica e militare in risposta al dispiegamento di forze del Cremlino. La battaglia, in questo momento, si combatte sui media, e le garanzie di rappresaglia da parte degli Usa hanno costretto Putin a scendere (per ora solo a parole) a compromessi.
Distrazione di massa?
L’interesse di Putin nel mantenere alta la tensione, comunque, rimane: sul fronte interno, il leader russo può capitalizzare la crisi ponendosi come colui che ha impedito la trasformazione dell’Ucraina in una base NATO; sul fronte esterno, la situazione in Europa distoglie l’attenzione globale dai contesti in cui la Russia sta cercando di riempire con i mercenari Wagner il vuoto lasciato dall’Occidente e dall’Europa, su tutti il Mali e la Libia.
L’esercito europeo o l’irrilevanza internazionale
In conclusione, per poter parlare “con una sola voce” e farsi promotrice dei suoi valori fondanti (solidarietà, cooperazione, regole e mutua empatia) l’Unione Europea deve dotarsi di uno strumento di garanzia per poter essere compresa da chi parla il linguaggio della forza. Un esercito europeo, che possa fungere da veicolo realista di visioni liberali. L’alternativa è continuare ad affidarsi al mediatore culturale, gli Stati Uniti o chi per loro, per poter essere compresa e, alla fine, messa da parte per far parlare i grandi.