Il 31 marzo in Italia finirà un’era. Dopo oltre due anni di pandemia a fine mese terminerà lo stato di emergenza e il nostro Paese inizierà il lento cammino per tornare al mondo che fu. Come deciso ieri all’unanimità dal Consiglio dei ministri, gradualmente spariranno tutte le restrizioni: dall’1 aprile si torna al pieno della capienza per cinema, teatri e stadi, e non sarà necessario il Green pass rafforzato per diverse attività, come convegni, manifestazioni sportive all’aperto e mezzi di trasporto a lunga percorrenza. Un mese dopo, a partire dall’1 maggio, i cambiamenti più importanti: via mascherine e superamento del certificato verde nei luoghi chiusi.
Il tutto in una fase in cui la curva pandemia torna a piegarsi verso l’alto. ” I contagi stanno risalendo – spiega a Futura News Giovanni Di Perri, primario di Malattie Infettive all’Amedeo di Savoia di Torino -, ma questo corrisponde in maniera molto ridotta a una pressione sugli ospedali: i casi riguardano infatti soprattutto giovani e giovanissimi, nei quali la copertura vaccinale è ancora insoddisfacente”. Segnali positivi dunque, anche se nei reparti ancora non si può parlare di ritorno alla normalità. “Il primo obiettivo è arrivare a gestire i ricoveri da Covid senza sacrificare altre attività, ordinarie e straordinarie. Non siamo ancora a questo punto, gli ospedali sono comunque in sovraccarico e stanno ancora rinunciando a qualcosa”, dice Di Perri.
La caduta delle restrizioni e il calo di attenzione rispetto al Covid dovuto alla guerra tra Russia e Ucraina non sembrano preoccupare più di tanto. Malgrado il rallentamento delle ultime settimane, la copertura vaccinale nel nostro Paese rimane importante, e Omicron è poco virulenta. “Ci sono anche le terapie precoci – prosegue l’infettivologo -, farmaci che se somministrati poco dopo il contagio permettono di ridurre moltissimo la probabilità di evoluzione della malattia”.
Secondo Di Perri si va verso la somministrazione della quarta dose a partire dalla fine del periodo estivo, magari con una versione del siero adattata a Omicron. Sembra difficile infatti, che il Covid possa tornare a assumere forme più aggressive. “Il vaccino che abbiamo a ciclo completato tende a proteggere piuttosto bene, ora ci troviamo di fronte a un problema strategico, perché l’eventuale esistenza e validità di un siero rinnovato sono ancora lontane dall’essere dimostrate, conclude Di Perri.