La testata del Master in Giornalismo “Giorgio Bocca” di Torino

Covid-19, i casi sommersi di Milano

condividi

Quanti sono i casi di coronavirus a Milano? Esistono due risposte a questa domanda, entrambe vere ed entrambe false. Secondo i dati di oggi, mercoledì 18 marzo, comunicati dalla Protezione Civile, sono 1091. Un numero che potrebbe sembrare relativamente basso, considerando che gli abitanti del capoluogo lombardo sono 1,35 milioni. È per questo che esiste una seconda risposta, meno precisa della prima perché costruita sulle voci sommerse di cittadini e medici di base. Sono tutte quelle persone che presentano i sintomi propri della Covid-19, ma non così gravi da essere portati in ospedale e, di conseguenza, essere sottoposti al tampone. Secondo alcuni medici di base milanesi intervistati dal Corriere della Sera, potrebbero essere tantissime le persone contagiate che non vengono calcolate nel conteggio quotidiano.

Stanno male in casa rischiando di infettare i parenti e non vengono curati.

Ilaria Solari, giornalista di Elle, sta sperimentando questa situazione sulla sua pelle: “Da ormai dodici giorni il mio compagno ha tosse e febbre alta. Abbiamo contattato il medico, ma non abbiamo avuto nessun tipo di consiglio o terapia perché non si sa cosa sia. L’unica indicazione è stata di prendere la tachipirina quando la febbre si alza”.

Al momento, infatti, in città, le persone sottoposte ai tamponi sono solo quelle che arrivano in ospedale quando presentano già sintomi tali da richiedere un ricovero. Il test per riconoscere il virus, dunque, viene condotto solo in caso di “infezione respiratoria acuta”. Agli altri, i pazienti “non abbastanza gravi”, viene chiesto di rimanere in isolamento, ma le loro patologie non vengono né precisamente diagnosticate né, quindi, opportunamente curate.

I medici di famiglia non hanno le protezioni adatte per poter visitare dei possibili casi di Coronavirus e quindi tutto quello che possono fare è monitorarli al telefono, quando riescono. Le conseguenze, però, possono essere pericolose. Sia per quanto riguarda il dilagare di un contagio silenzioso, sia per i risvolti che questa situazione ha sulla psiche delle persone. “Siamo molto preoccupati e non riusciamo ad avere il sostegno di nessuno. Anche contattare il medico non è mai semplice” continua Solari. “Ci si immagina che da un momento all’altro possa succedere qualcosa e che ci possa essere un peggioramento. È debilitante”.

La situazione è chiaramente molto complicata e gestire tutto diventa ogni giorno più difficile, soprattutto per il sistema sanitario lombardo che è stato messo in ginocchio fin da subito dalla violenza del virus. È un dato di fatto, però, che il numero dei contagiati in Lombardia, dove il criterio con cui si sceglie chi sottoporre ai tamponi è lo stesso che vige a Milano, è nettamente superiore a quello dichiarato ogni sera dalla protezione civile.

In tanti sono nella stessa situazione di Ilaria Solari, aspettano e sperano che il virus passi da solo. “Viviamo in uno stato d’ansia perenne, con la sensazione di imminenza del pericolo senza poter fare nulla”.

Dalla nostra corrispondente  MARTINA STEFANONI

Per l’emergenza coronavirus la redazione di FuturaNews si è organizzata per lavorare diffusa sul territorio di appartenenza degli studenti giornalisti praticanti del Master Giorgio Bocca, che ha attivato la formazione a distanza.
Per questo le notizie locali da oggi saranno firmate dai nostri “corrispondenti”, sparsi dal Piemonte alla Lombardia, dall’Emilia Romagna alla Toscana, dal Lazio alla Campania fino alla Puglia e al Friuli Venezia Giulia.